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copertina libro Aa. Vv.
Arnaldo Giovannetti/9

Il telefono 2020
Racconti

Prefazione di Francesca Giovannetti, copertina di Marco Giovannetti, Riccardo Giovannetti, postfazione di Carloalberto Giovannetti, 2020, pagine 248, euro 18,00, I.S.B.N. 88-471-1020-5
Collana Vianesca/Poesia e narrativa
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Quando abbiamo deciso - nell'estate del 2019 - di dedicare il titolo di questa antologia al telefono, eravamo ignari che di lí a breve - al tempo della pandemia - sarebbe diventato uno strumento essenziale, come ricorda Sabrina Bordone. Il protagonista è dunque lui: in versione originale (e per alcuni degli autori, tra cui Pierpaolo Cavatorti, addirittura in quella antesignana) o in versione smartphone, il "telefono intelligente" col quale si accede a internet (e quindi ai social media e alla video-messaggistica istantanea), si fanno foto, si pagano bollette, si gioca. Sono giunto agli utilizzi di quest'ultimo in tarda età, principalmente per motivi di lavoro e per la necessità di pubblicizzare il premio e le notizie che lo riguardano: non lo giudico, lo uso. Ma il "mio" telefono - ben narrato da Marco Scaldini - ha il filo, la cornetta e il disco selettore con i numeri (non il duplex però!): insomma, è quello della Sip (dove mio padre ha lavorato una vita). Lui lo conosceva in ogni dettaglio, tanto che arrivò a costruirne uno assemblando - a tempo perso - vari pezzi recuperati da alcuni apparecchi rotti: e funzionava! Ai suoi occhi giunti e linee non avevano segreti: come spesso ricorda l'amico Michele, il telefono di casa sua riprese a funzionare per primo, a Pontestrada, dopo i tragici fatti dell'alluvione del giugno del '96 proprio grazie a mio padre ("aveva tirato un filo per attaccarlo"). Non mi chiedete cosa fece, so solo che la casa di Michele in quei giorni divenne una sorta di cabina telefonica (ma senza i gettoni di Patrizia Cozzolino), con il vicinato che faceva la fila per parlare con parenti e amici. Quello era il telefono dell'efficace slogan: "Il telefono: la tua voce". "Forte, eh?", si compiaceva mio padre. "Con tre parole hanno detto tutto". E a volte, come alla protagonista di Elisabetta Amoroso, anche a me piacerebbe ancora sentire la voce di mio padre, seppur solo al telefono. Alla prossima: restate in linea (la postfazione di Carloalberto Giovannetti).
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