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Io non la conoscevo bene: mi viene in mente questo titolo - parafrasato - di un vecchio film per cominciare a parlare di Silvia Paoli e delle sue poesie che posso quindi leggere da una prospettiva esterna, slegata da rapporti personali. E le vedo come frammenti in ordine sparso: persone, ritratti, luoghi, voci, passato e presente, piccole scene di felicità e momenti di dolore profondo, slanci di generosità e moti di risentimento. Un tessuto variegato, che si spiega davanti agli occhi di chi legge con continui mutamenti di tono e di linguaggio, tenuto insieme però da sottili e sapienti strategie di presa di distanza che attraverso l'ironia e il gioco ne filtrano l'urgenza, la forza e la passione a tratti - forse - insopportabile (l'incipit della nota introduttiva di Giovanna Mochi).
Silvia Paoli
Firenze
23.02.2017
Caffè "Le Murate"
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