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Il grande cantore di "Passeggiata Margherita" e del "Mi Riòrdo" è morto solo soletto e con un grande rammarico che mi confessava ogni volta che lo vedevo, fino agli ultimi giorni: quello di non essersi dedicato fin da giovane interamente alla poesia e di aver scelto questa strada troppo tardi e in tarda età. Egisto si raccomandava e mi raccomandava di essere ricordato soprattutto (ma diciamo pure esclusivamente) come poeta e, implicitamente, avrebbe voluto che continuassi io questo cammino. Purtroppo per noi tutti Egisto non c'è piú, anche se è sempre vivissimo nel nostro ricordo e nel nostro cuore, e pertanto non so se quello che ho scritto sarebbe stato di suo gradimento. Credo di sí perché ha sempre apprezzato (contrariamente al suo andazzo critico solito) tutto quello che facevo (dalla postfazione e dedica dell'autore). Anni di-versi è una silloge mossa, articolata nella quale si possono tuttavia enucleare alcuni filoni ispirativi prediletti, a cominciare dall'amore per la propria città, mai ridotto a mera celebrazione filiale, ma quasi sempre accompagnato da riflessioni esistenziali, pensieri personali, elaborazioni filosofiche anche. Cosí in "Piazza Mazzini" la lirica si espande in una serie di profonde considerazioni sulla natura umana incapace di comprendere d'essere compresa dal cielo fatto Padre. Cosí in "Davanti Sant'Andrea" tale affetto è tutto permeato da un tenero, nostalgico ricordo che Barghetti fa di se stesso, ragazzo tra i ragazzi, con le mani in tasca nella piazzetta della chiesa ora deserta, con i gridi delle rondini che rimpiazzano quelli dei fanciulli, alonato tuttavia da un velo di tristezza per l'attuale condizione di solitudine personale e per l'inesorabile trascorrere del tempo (dalla prefazione di Manrico Testi).
Adriano Barghetti Manrico Testi
Il Tirreno (Viareggio) 11.10.2005 Anni di-versi di Barghetti
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