Per capire adeguatamente quest'opera - la Clessidra in cui è racchiuso ordinatamente ciò che l'autore, in modo diverso, significa in ogni poesia presente nella raccolta che segue - è necessario in primo luogo riportarne la definizione che si può cosí sintetizzare: una specie di orologio meccanico - ante litteram - in cui la quantità d'acqua (o di sabbia) che da un vaso si versa in un altro è misura del passare del tempo. Dunque per comprendere con precisione e ancor meglio ciò che comunica il Bagni attraverso il suo concetto di tempo, è indispensabile in secondo luogo riferirci a un'altra definizione di clessidra: quella che ci viene proposta da alcuni poeti (e ne citiamo esplicitamente e in particolare due). Vediamo quel che dice Ungaretti a proposito dello strumento qui in esame: "Quel nonnulla di sabbia che trascorre/ dalla clessidra muto e va posandosi". E Montale: "Una clessidra che non sabbia ma opere/ misuri e volti umani". E sta nella sintesi di queste tre definizioni ciò che Carlo Bagni vuol significare: il suo "posarsi" attraverso la misura delle "opere" e dei "volti umani", nel "tempo", quando ormai la sabbia (o l'acqua) non ha piú quel valore che - nell'età giovanile - sembra assoluto (l'incipit della prefazione di Lorenzo Del Bucchia).