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Quando quel venerdí qualunque di marzo sulla mia vecchia Olivetti Lettera 22 - messo da parte il computer traditore - cominciai a scrivere, non pensavo che avrei potuto avere incaute frequentazioni con i morti - in quel romanzo pieno di frasi oscure - e nessun nume tutelare a proteggermi dall'invasione del mio spazio terreno. Piú scrivevo, assecondando la mia inquietudine esistenziale, e piú avevo bruciori di stomaco provocati dal senso di colpa dovuto al fatto di voler andare avanti. Ma solo cosí si vive e procedetti (l'incipit del romanzo).
Gianni Mazzei |
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