| |
Mia madre mi vestí al meglio, come faceva sempre la domenica mattina. Ci teneva molto, molto piú di me; il vestito era semplice, il solito insomma, quello di sempre. Quello di primavera, quello invernale, d'autunno. Beh, per l'autunno era quello invernale: non c'erano le mezze stagioni a casa mia. D'estate invece… D'estate tante ciabatte e ciabattate. Mi disse di non sporcarmi, di non rispondere male a nessuno e di camminare diritto, sí, dritto. Mio padre invece, che era contento solo perché era domenica mattina e non avrebbe fatto il macellaio ma solo il pittore, disse: "Riporta le uova lesse a casa ché le mangerò molto volentieri nel brodo di gallina!" Era la domenica di Pasqua del 1975. Ero vestito di merda, camminavo di merda e ciondolavo come non mai. Le uova mi caddero davanti a casa di Ninetta, donna comunista di un vecchio comunista; un sorriso ironico le accarezzò il viso. Le raccattai, le pulii al meglio le rimisi nel tovagliolo ricamato all'uncinetto dalle suore e andai, andai in chiesa. All'uscita mia sorella urlando mi disse che dovevo tornare a casa con lei, sennò da solo avrei combinato sicuramente qualcosa. Io invece sarei voluto andare via, via (l'introduzione dell'autore).
Maurizio Biagini |
|
|