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"Fratelli e sorelle, buonasera": in una serata da ricordare, mentre la folla attendeva sotto gli ombrelli fradici di pioggia, è apparso lui, il nuovo Vescovo di Roma (come ha sottolineato, senza usare la parola Papa). Un esordio spiazzante, come lo è stato lo svolgersi del primo saluto; la conclusione ("buona notte e buon riposo") poteva essere di un nonno qualsiasi che mette a letto i nipotini. Tanti gesti dei primi giorni hanno colpito per la loro spontaneità. Una sorpresa, hanno detto in molti. Vero. Peccato che sia il sintomo di un mondo al contrario. La meraviglia infatti è riservata allo straordinario, all'eclatante, non al quotidiano o a ciò che è semplice. Se ne deduce che, prima di Papa Francesco, lo straordinario era diventato normale, l'eclatante la realtà quotidiana. Una situazione che si ritrova anche nella società odierna, dove la ricerca dell'eccezione, per potersi distinguere nella massa, sembra un'ossessione. Con il rischio che il mondo diventi una "massa" eccezionale, lontana dalla realtà e dalla semplicità delle vicende quotidiane. Cosí era eccezionale tutto lo spreco di soldi di qualche anno fa, eccezionale la sovraesposizione mediatica (sintomatico il motto "sei se appari, altrimenti non esisti"), eccezionali le licenze morali dei politici, eccezionale qualsiasi eccesso; senza però che a fondamento di questa eccezionalità ci fossero persone capaci di sorreggerla. Per cui ora tutto rischia di decadere sotto la pressione della normalità (l'incipit dell'editoriale di Igino Canestri).
Igino Canestri Mario Spezi |
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