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Sono tornato a rivedere le lucciole, ma non le ho trovate. O meglio: erano poche, come sopravvissuti smarriti in un ambiente che non gli appartiene piú. "È per colpa dei diserbanti, necessari per coltivare campi e vigne" ha sentenziato un vecchio agricoltore. In effetti attorno tutto era bello e ordinato: il giallo quasi scuro del grano maturo, i campi di girasoli cosí intensi da stordire, il verde delle coltivazioni ben allineate, i filari delle viti perfetti a pettinare la collina, l'argento degli olivi, gli alberi carichi di anni e di storie; il tutto senza un filo d'erba fuori posto o un insetto minaccioso a ronzare nell'aria. Chiacchieravamo come vecchi contadini sotto una grande querce che ci regalava una frescura insperata nel mezzo della canicola. È bella la vita del contadino nel tempo della raccolta. Ma prima ha dovuto faticare e lavorare duro, senza garanzie di successo (dipende sempre dal tempo che farà), senza minimo sindacale garantito, con gli orari dettati dal correre delle albe e dei tramonti sull'arco delle stagioni (l'incipit dell'editoriale di Igino Canestri).
Igino Canestri |
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