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Aa. Vv.
Virinforma/68
Marzo/aprile 2011
A cura di Igino Canestri, illustrazioni di Jacopo Benvenuti, Jessica Benvenuti, Francesca Pongetti, copertina di Mario Spezi, contributi di Igino Canestri, Tiziana Silvestri, Fabrizio Pruneti, Enrico Carboni, Raffaella Biagini, Roberto Nesti, Gianna Sodi, Silvana Paolocci, Maria Valentini, Giovanni Settembrini, Pietro Sona, 2011, pagine 80, euro 9, I.S.B.N. 88-471-0453-2
Collana Virinforma/Rivista bimestrale
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Un passaggio del "Simon Boccanegra" (opera di Verdi) ci aiuta forse a capire quale dovrebbe essere il comportamento corretto di chi comanda. Ad un certo punto della vicenda, il doge di Genova (Boccanegra) si trova a dover decretare la punizione per Venezia, ribelle e sconfitta. Lui propone "pace" come richiede una lettera del Petrarca, aggiungendo che Genova e Venezia hanno patria comune. Nella sala del consiglio la risposta è immediata: "Guerra a Venezia. Nostra patria è Genova". Nel frattempo il popolo in tumulto marcia verso il palazzo al grido di "Morte al doge!" Ecco cosa risponde Boccanegra: "Morte al doge? Sta ben. Tu araldo schiudi le porte del palagio e annuncia al volgo gentilesco e plebeo ch'io non lo temo. Che le minacce udii, e qui li attendo. Ognun metta via le spade". L'araldo annuncia l'intenzione del doge e la folla cambia il suo urlo: "Evviva il doge!" Boccanegra crede nella correttezza del suo operato e anziché sguainare le spade contro i ribelli si confronta con loro, ad armi pari. La realtà purtroppo è diversa dalla finzione teatrale: perché canuti ultrasettantenni si abbarbicano al potere, terrorizzati dall'idea di doverlo cedere? (dall'editoriale di Igino Canestri).
Igino Canestri
Francesca Pongetti
Mario Spezi
Roberto Nesti
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