| |
Otto poesie tristi e malinconiche compongono questo piccolo libretto. Un taccuino appunto, una serie di amare riflessioni sulla guerra e sulle inguaribili ferite generate dalla violenza gratuita. L'errante non può fare a meno di registrare e riportare questi momenti di assurda e irragionevole sofferenza, non può fare a meno di domandare e domandarsi la ragione di tanta ingiustizia. E non può fare a meno di esortare a non dimenticare. Tanto breve quanto fulminea, la raccolta è caratterizzata da un ritmo incalzante, quasi nervoso da quanto corre sulla pagina. I versi, lapidari, procedono senza pietà, senza ammettere repliche. E volutamente rigirano il coltello nella piaga per lasciare il segno piú a lungo.
Riccardo Cardellicchio |
|
|