Delbucchia.it - 17.12.2011 Una storia degna di essere conosciuta e ricordata di Laura Jurevich
Il romanzo di Andrea Genovali è ambientato nelle giornate rosse di Viareggio del maggio 1920. Rimanendo storicamente ancorato ai fatti, l'autore racconta la vita di una cittadina che tra povertà, lutti e travagli quotidiani prende coscienza di sé, delle ingiustizie, del suo essere schiacciata dal potere e dai padroni. Coscienza che, da un certo momento in poi, non potrà più essere taciuta. La cittadina è in fermento per la partita di ritorno dello Sporting Viareggio con la Lucchese, squadre e città rivali da sempre. Rivalità non solo campanilistica ma di classe: Viareggio anima portuale e di marinai, di calafati e pescatori contro i ricchi vicini di Lucca. Pagina dopo pagina... la tensione per quell'attimo di riscatto che può dare una partita, l'ingiustizia, un potere che abusa della sua forza, un assassinio e la rivolta esplode genuina, spontanea, anarchica. Il punto del non ritorno. Si tenta di gestire politicamente la rivolta trasformandola in rivoluzione attraverso l'organizzazione e la guida dei "rossi", si caccia il Prefetto, la bandiera viene innalzata sul pennone e Viareggio nel Maggio 1920 diventa Libera Repubblica, fuori dal giogo del re. È la scintilla che potrebbe far esplodere la rivoluzione vera in tutto il Paese, se le altre città ne seguissero l'esempio. Si viene immersi in una storia che si sviluppa in soli cinque giorni. Cinque giorni di sorrisi, calma, frenesia, tragedie, calcio, rivalità, campanilismi, sentimenti, sogni, politica, rivoluzione. Per cinque giorni, grazie ad una fotografia impeccabile, si viene naturalmente a far parte della realtà , si diventa parte di Viareggio, delle case e delle vite dei singoli personaggi, della timida storia d'amore di Fortunato e Doralice. Ci si ritrova nella sezione dei "rossi" con i problemi organizzativi e d'avanguardia, si corre in bici alla stazione per l'arrivo della poetessa di Milano che terrà un discorso politico importante, si sfida la paura dei compagni per il fatto che sia una donna a dover fare quel discorso. E ci si siede sulla rena vicino a Fortunato mentre, come se vivesse oggi, si ripete: "un giorno torneremo e saremo milioni..." Un libro che ti scorre dentro e poi resta impigliato tra le vene. Un libro che genuinamente tocca le corde tese dei compagni. Quelle corde che l'autore stesso sente vibrare e nel tempo di un libro, le fa suonare tutte. Quel popolo, arretrato, povero, senza grosse possibilità, guidato da una sparuta avanguardia ma con le idee chiare, fece un piccolo grande miracolo, e questa è Storia. Una storia degna di essere conosciuta e ricordata. |