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Primapagina - 21.11.2011
Primapagina - 21.11.2011
Gazzosa, rivoluzione e rock & roll
di M. C.
Chiusi. In libreria il nuovo libro di Lorenzoni sui miti e le delusioni di una generazione che voleva cambiare il mondo. E' da pochi giorni in edicola e libreria un nuovo lavoro letterario del direttore di Primapagina Marco Lorenzoni. Si intitola "Gazzosa, Rivoluzione e rock & roll", Sottotitolo: "Cassia-Woodstock solo andata: miti, passioni e delusioni di una generazione". Ne parliamo con l'autore. Di cosa si tratta, direttore? Un nuovo romanzo? No, anche il termine libro, forse è eccessivo. Un libello, diciamo. E non è un romanzo, non è un saggio, non è una autobiografia, anche se c'è molto di autobiografico nel testo. E allora cos'è? Una cosetta leggera, 100 pagine che si leggono in un'ora o poco più. E' una cavalcata a suon di musica sui miti, le passioni, le delusioni di chi aveva 20 anni nel '75 o giù di lì. Un monologo, più che un racconto, snocciolato come una conversazione al bar sul filo de ricordi, della nostalgia forse, e anche dell'ironia, del disincanto. Parli della tua generazione... Certo. Una generazione che ha sperato molto, che voleva cambiare il mondo e alla fine non lo ha cambiato, ma nemmeno si è fatta cambiare. Sbaglio o c'è qualcosa che ricorda un recente spettacolo teatrale? Non sbagli. Anzi questo libello è proprio la somma, anzi un estratto di quello spettacolo e di quelli precedenti sul calcio, sulla Ferrari, sul ciclismo. Non c'è solo musica e politica dunque... No. Il monologo è intercalato da alcune digressioni su fatti e personaggi che hanno segnato quegli anni lì: dal mito della Mille Miglia all'inaugurazione dell'autostrada del Sole che di colpo accorciò l'Italia; dallo scudetto mancato dalla Fiorentina nel 1982, alle vittorie di Gimondi, un eterno secondo che sapeva anche mettersi alle spalle il cannibale Eddy Merckx. E la politica? E' sullo sfondo. Nella voglia di fare la rivoluzione e nella delusione di chi ha sperato ma alla fine ha perso. E' nelle considerazioni sulla guerra del Vietnam, sugli anni cupi del terrorismo, su una sinistra che stentava a cambiare e alla fine è cambiata in peggio. Parli in questo libro - o libello, come lo chiami tu - soprattutto di musica... Sì, perchè le passioni di quell'epoca erano accompagnate da una colonna sonora eccezionale, da canzoni che ancora oggi sono pietre miliari così come certi artisti, secondo me irraggiungibili: John Lennon, Jimi Hendrix, Janis Joplin, i Pink Floyd, i Led Zeppelin... Dopo di loro poco o nulla. E' questo l'assunto? In un certo senso sì. Ma ce n'è anche un altro: se i ventenni di oggi ascoltano ancora e suonano quella musica lì vuol dire che quei musicisti erano davvero grandi, vuol dire che almeno quella di rivoluzione non l'abbiano persa del tutto, noi che avevamo 20 anni nel '75 o giù di lì. E' dedicato a qualcuno questo "libello"? Sì, a quegli artisti straordinari che non ci sono più e agli amici che hanno avuto il coraggio di portare questi testi in palcoscenico, condividendo con me passione, fatica e soddisfazioni: Francesco Storelli, Gianni Poliziani, Luca Morelli, Fabrizio Nenci, Altero Culicchi, Francesca Carnieri, Marco Marrocchi, Marco Possieri, Simone Beco, Alex Marrocchi, Flavio Storelli, e con loro i musicisti che ci hanno accompagnato: dalla Hot Club Aurora ai giovani Barnum, dai Kamars agli Old Lp, da Gabriele Martelloni a Paolo Anichini, fino ai Kandischi con i quali abbiamo sperimentato a Cronache Italiane il 28 ottobre, la formula del "concerto ragionato", dove il "ragionamento" era basato su pillole di questo testo. Di recente sono usciti altri due libri scritti da chiusini: "Chiusi dentro" di Maria Pace Ottieri e "Il Valore della Vita" di Vincenzo Magnoni. Che ne pensi? Interessanti entrambi. Ogni libro che in qualche modo parla della città, che tenti un recupero di memoria, secondo me è importante. Anche quando l'ottica è quella dell'autobiografia o qualcosa di simile, c'è sempre dentro qualcosa di più, che vale per tutti. C'è un sacco di gente che scrive, c'è gente che fa musica, teatro, che dipinge, fotografa... Insomma che produce cultura. Bisognerebbe cominciare a metterla in relazione magari parlandone sui media, in pubblico. Bisognerebbe cominciare a farla conoscere, così come si espone l'argenteria. Anche questa è ricchezza, in fondo, no?
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Marco Lorenzoni
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Cassia-Woodstock solo andata: miti, passioni e delusioni di una generazione
2011
Copertina di Alessandro Luschi

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copyright | marco del bucchia marco del bucchia s.a.s. | p.i. 01859680462