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Pisanotizie.it - 14.03.2011
Pisanotizie.it - 14.03.2011
Un libro sui personaggi minori del nostro Risorgimento
di Cristiana Vettori
"Minimo Ottocento" di Luciano Luciani: le ragioni di laicità e impegno civile all'origine della nostra storia. Fra le tante pubblicazioni sul centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, ne scegliamo una più vicina a noi, se non altro perché l'autore, Luciano Luciani, romano di nascita, vive e lavora a Lucca. Il libro s'intitola "Minimo Ottocento" (Marco Del Bucchia Editore - Lucca 2010) e comprende quattordici brevi saggi già apparsi su varie riviste, nei quali l'autore evita programmaticamente di entrare nel Pantheon dei padri della patria, scegliendo piuttosto "di illuminare le passioni, gli entusiasmi, i sacrifici di personaggi minori che, confrontandosi con i bordi frastagliati e taglienti della storia, pure seppero lasciare segni profondi nella coscienza dei loro contemporanei". Una lettura piana e gradevole che ci presenta un Risorgimento in fieri: vicende drammatiche come quella dell'irriducibile carbonaro Pietro Maroncelli (1795-1846) detenuto a lungo nel carcere dello Spielberg, poi perseguitato dal governo austriaco anche quando, dopo la scarcerazione, pensava di aver trovato un po' di requie a Firenze, all'ombra del Granducato di Leopoldo II; riparato a Parigi e infine a New York dove il destino gli avrebbe riservato ancora la cecità e la pazzia. "Solo la morte, avvenuta nel 1846 - scrive Luciani - lo avrebbe liberato dal carico di una vita troppo intensa, troppo appassionata, troppo generosa, degna di un eroe alfieriano". A rasserenarci troviamo il racconto di divertenti aneddoti come quello di cui fu protagonista Felice Romani (1788-1865), letterato genovese autore di libretti d'opera, giunto a Modena al seguito di Vincenzo Bellini per la "prima" della Norma - di cui aveva scritto il testo poetico - il quale sfoggiava un paio di ragguardevoli mustacchi che - ahimè - il duca Francesco IV d'Este aveva però messo al bando: la ragion di stato suggerì un arguto stratagemma perché i sudditi non ne seguissero l'esempio, confondendosi con i sovversivi e i cospiratori che pare si nascondessero volentieri dietro i baffi, o almeno così temeva il duca il quale era convinto che "l'aver messo al bando barba e baffi sarebbe stato sufficiente a deviare il corso fatale della storia". E ancora la vicenda di Tito Strocchi (1846-1879), lucchese, alfiere dell'idea mazziniana, o quella di Gaetano Osculati (1808-1884) "esploratore crepuscolare" che dalla Brianza si trasferisce a Livorno, per imbarcarsi poi verso l'Arabia, l'Egitto, la Siria, l'America Latina, e ancora l'Indostan e la Cina. "Patrioti, letterati, esploratori, militari, scienziati, educatori sono raccontati nella passione di vita che ha ispirato il loro agire, nell'attrazione per l'eresia che li ha fatti procedere controcorrente rispetto al senso comune del loro tempo, nel gusto per l'avventura intellettuale e politica che ha contrassegnato le loro esistenze". Fra gli altri troviamo Iginio Tarchetti (1839-1869), autore del primo romanzo antimilitarista nella storia letteraria dell'Italia unita, "Una nobile follia", un'opera che suscitò scandalo, volta a demistificare la guerra, in cui la vicenda bellica che si svolse in Crimea alla metà dell'Ottocento, ancora oggi presentata come un capolavoro della strategia politica di Cavour, viene raccontata per quello che fu: un massacro crudele e insensato. I vertici delle gerarchie militari, preoccupati per il successo di pubblico ottenuto dal romanzo, dovettero correre ai ripari e si affidarono all'agile penna di un giovane tenente, Edmondo De Amicis, che ne "La vita militare", scritta nel 1868, presentava in una luce più positiva l'istituzione militare e i suoi valori. Infine la riproposizione delle tesi di Gramsci sul Risorgimento, e la riflessione dello stesso Gramsci e di Salvemini sul divario fra le due Italie e sulla questione meridionale. "Forse - scrive l'autore nella nota introduttiva - alcune utili indicazioni per tornare a un'idea di civitas nutrita di laicità, impegno civile, rispetto per tutti, si possono ritrovare proprio nelle pagine di questo libro e nel racconto delle esperienze culturali e politiche che hanno accompagnato, e in gran parte definito, le fasi aurorali della nostra storia nazionale unitaria". A suggello dell'impostazione del testo, la copertina presenta un dipinto di Gioacchino Toma (1836-1891), l'artista napoletano che arruolatosi nella Legione del Matese combatté a fianco dei garibaldini, e che nell'opera rappresenta bambini patrioti, impegnati in una loro personale guerra, in sintonia con quel particolare momento storico. Tanti stimoli insomma, in questo agile libretto: suggestioni e suggerimenti che ci fanno considerare in una luce meno aulica e più veritiera l'anniversario che si celebra in questi giorni.
Libri correlati
Luciano Luciani
Minimo ottocento
Personaggi e vicende di una difficile identità nazionale
A un secolo e mezzo dall'unità d'Italia
2010
Copertina di Gioacchino Toma, nota alla copertina di Enrico Dei

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