Il Tirreno (Viareggio) - 01.12.2010 «Le idee mancano se mancano gli uomini» Viareggio. Empoli, 1985. Mario Monicelli parla in pubblico della commedia all'italiana. Con lui c'è lo sceneggiatore Age (Agenore Incrocci). La testimonianza è nel libro "Riso amaro: da Polidor a Benigni" di Giulio Marlia (edizioni Del Bucchia). Ecco alcuni passaggi. Riso amaro. «I nostri film più riusciti finiscono sempre con delle sconfitte, o addirittura con la morte del personaggio. Probabilmente è insito proprio nel fatto comico, umoristico, grottesco. E non c'è grande comicità se non c'è, in fondo, questa grande amarezza, questa grande sconfitta». «Si parla di Amici Miei e a mio avviso è una delle cose più disperate. Quattro vecchi che cercano di allontanare la vecchiaia, la morte, la malattia... L'importante è avere un dato reale, che riguarda la realtà che sta intorno a noi e su quel dato riderci sopra. Il dato reale però deve essere sempre molto amaro; quello che sappiamo fare noi in Italia». Le idee. «Le idee sono delle persone, sono degli uomini. Le idee mancano quando mancano gli uomini, quando mancano le persone che devono portare le idee». L'attore. «L'attore, se è veramente di talento, intelligente, è sempre docile. Si rimette a quello che il regista ha costruito intorno a lui... La stessa scena, la stessa battuta, la stessa smorfia fatta da me è un conto, fatta da un attore è altra cosa. Come viene porta, come viene detta, la convinzione, le intonazioni, la verità che si immette in queste cose nasce dal fatto che quello ha una sua carica interiore che un altro non ha. È una cosa misteriosa. E per chi non ce l'ha non c'è niente da fare». |