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Il Giullare - 01.09.2010 |
Il Giullare - 01.09.2010 Donna oggi di Jacqueline Monica Magi Sono convinta che la più grande rivoluzione di ogni tempo è l'emancipazione della donna, la sua lotta per la conquista dei propri diritti. Non si è ancora conclusa questa lotta e la strada da fare è tanta, anche se nel mondo vi sono realtà in cui certamente la situazione della donna è buona e ormai su un livello di totale parità con l'uomo. La globalizzazione impone però di guardare oltre che alle poche realtà di parità anche alle realtà maggioritarie, quelle in cu vi sono ancora tante conquiste da fare. Di questi mesi è l'evidenza di situazioni tragiche come la condanna a morte di donne sospette di adulterio in alcuni paesi islamici, paesi in cui la condizione della donna è tale che vi sono alcuni di essi in cui le donne non hanno ancora diritto di voto. Non si parla solo di velo, guidare l'auto o libertà di vario genere ma del diritto fondamentale di un cittadino, quello di scegliere i propri rappresentanti: le donne in ben cinque nazioni del mondo dell'Asia e dell'Africa ancora non votano. Ma anche qui da noi in Italia le conquiste da fare sono ancora molte. Negli ultimi quaranta anni le conquiste sono state tante, le giovani ragazze non si rendono conto di cosa era l'Italia del pre sessantotto, quando non esisteva la legge sul divorzio, quella sull'aborto, il nuovo diritto di famiglia, conquiste che le giovani credono esistenti da sempre, ma che sono costate anni di lotte. Negli ultimi trenta anni le donne hanno conquistato posizioni che prima non erano pensabili, sono entrate in polizia, in magistratura e alla fine in ultimo anche nell'esercito ed in tutte le forze armate, ma anche tutte queste conquiste non significano ancora la parità nei diritti e nelle menti delle persone. Per gli uomini le donne sono ancora un oggetto da controllare e gestire e che siano oggetti lo dimostra tutto quanto ci sta intorno: dall'iconografia corrente sulla donna e sulla sua immagine, che la rappresenta perfetta e finta, avvolta nell'unica taglia ammessa, la 40, agli scoppi di violenza sulla donna, violenza di ogni genere, dalle botte alla violenza sessuale, agli omicidi che le vedono vittime della rabbia maschile, rabbia per le decisioni, la libertà, l'autodeterminazione della donna. Nel libro "Il corpo di una donna" edito da Marco del Bucchia, Angela Galli ed io abbiamo affrontato questo tema partendo dalla violenza sul corpo. Abbiamo accennato a questo libro lo scorso mese. Il libro è stato accolto in modo entusiasta dalle donne, meno dagli uomini. Dalle presentazioni e dalle discussioni con le donne e gli uomini intervenuti la riflessione che ha portato al libro sta continuando e porterà sicuramente nuovi frutti anche letterari. Uno dei temi è il perché tanta violenza sulle donne legata alla loro emancipazione, perché la conquista dei nostri diritti la paghiamo con tanto sangue. Che la violenza sulla donna sia aumentata non è sicuro, visto che i dati del passato non li abbiamo, ma da quanto abbiamo potuto ricostruire nella storia violenza per le donne ce ne è stata sempre tanta, di ogni natura, fisica, sessuale e la stessa assenza delle donne dalla storia è la violenza più grande che le sia stata fatta. Nel libro ora citato si affrontano infatti le radici preistoriche della violenza, l'inizio della guerra fra i sessi. Dalle riflessioni successive ci siamo rese conto che ad una situazione di costante violenza come cancellazione dalla storia è corrisposto una situazione di costante complicità della donna nel farsi cancellare, nel rendersi vittima, cui solo ora ci ribelliamo. Lottare per i propri diritti è un enorme passo avanti e scatena violenza palese, non più silente. Scatena probabilmente più violenza che lo stare zitte perché l'uomo sente perdere quelle posizioni di potere conquistate 2500 anni prima di Cristo e questo lo mette in crisi, io credo che lo costringerebbe a fare ora quanto non ha saputo e voluto fare negli ultimi 4500 anni: confrontarsi con l'altro sesso, dialogare e attraverso il dialogo, il confronto e o scambio di idee creare una società condivisa, superare la contrapposizione e convivere in modo nuovo e soddisfacente per tutti. Superando la volontà di imporre un solo punto di vista, il proprio, accettando di sacrificare alcune proprie cose si può costruire un mondo in cu c'è posto per tutti in modo soddisfacente, in cui uomo e donna convivono ed esprimono le proprie diverse specificità e con il dialogo costruiscono, creano. Per questo ho scelto di chiamare questa rubrica Dialoghi. Perché credo veramente che siamo all'alba di una nuova epoca finalmente di dialogo e non di prevaricazione. |
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Angela Galli, Jacqueline Monica Magi Il corpo di una donna Per una nuova ipotesi 2010 Con saggio di Jinia Mukerjee Nath
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