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L'Etrusco - 01.04.2010
L'Etrusco - 01.04.2010
Le colpe dei deboli: una storia dell'amianto nel sensazionale libro di Alberto Fiaschi
di G.O.
Dei numerosi libri commentati su questo giornale (più di una cinquantina) non intendiamo fare una classifica di valore. Trattandosi sempre di scrittori locali, tutti, per un verso o per un altro, presentano caratteristiche di particolare interesse. Ogni storia, però, ha un target ben definito, per cui una storia di avventure avrà la sua categoria di lettori, una di politica ne avrà una diversa, e così via. Se nel catenaccio dell'articolo abbiamo definito "sensazionale" questo volume è perché, al di là dei fatti in esso descritti, il suo contenuto è di grande interesse generale e tutti i piombinesi, di ogni origine, età e cultura, troveranno in queste pagine, se vorranno leggerle, precisi riferimenti alla loro vita, o a quella dei loro familiari, o a quella riferita al loro ambito di relazioni. Questi riferimenti, sia ben chiaro fin dall'inizio, non sono banali aneddoti o curiosità, ma brani di vita vissuta, non sempre brevi ma connotati da sofferenza, insicurezza, paura e umiliazione. Questo è un libro che scuoterà le coscienze, che illuminerà i retroscena più nascosti ed i segreti più protetti, e farà rumore come una bomba in un ambito muto. Siamo certi, inoltre, che alimenterà commenti di stupore e di indignazione che potrebbero scatenare anche reazioni ora impensate. È nostro dovere di cronisti, prima di entrare in una pur sommaria descrizione del soggetto, riferire quanto l'autore ha scritto sulla pagina 13 del volume, dedicata alla premessa: "I fatti raccontati, i personaggi e i luoghi descritti, sono totalmente inventati e la scelta dei nomi e del tutto casuale. Anche le opinioni espresse, in quanto direttamente collegate ad una storia fantastica, trovano fondamento solo nelle pagine del racconto. Il lettore non sia tratto in inganno dall'eventuale similitudine con eventi reali, dai quali il racconto ha tratto gli spunti essenziali, né dalla citazione di articoli, docunmenti, leggi e norme che ben si prestavano ad essere adattati al romanzo..." Questa storia, dunque immaginaria, si riferisce alla vita di un dipendente all'interno dello stabilimento di un'azienda industriale, e si snoda in un mondo del lavoro che manifesta tutte quelle insidie che possono minacciare i lavoratori, come le malattie professionali, gli infortuni, la mancanza della stabilità dell'impiego e dell'integrità del salario, l'inosservanza delle leggi e, soprattutto, il dispregio della dignità della persona. La vita nella fabbrica viene vista come un impenetrabile intrigo di rovi in cui solo chi ha più forza (potere) riesce a ritagliarsi uno spazio vitale, senza subire ferite e lacerazioni. Tutti si muovono all'interno di questo groviglio minaccioso, usando allo scopo le loro peculiari capacità: i lavoratori, come vittime predestinate, hanno poche possibilità di difesa, i datori di lavoro, connotati come "padroni", sono immuni da ogni pericolo, mentre i sindacati sono visti, a volte, più attenti alle loro sigle che agli interessi diretti dei loro iscritti. La situazione che viene a crearsi in questa trama non è semplicemente descritta a grandi linee, come da chi la vedesse dal di fuori. Viene, invece, raccontata fatto per fatto, descrivendone i marchingegni e le trappole preparate dai più furbi, i sacrifici dei meno protetti e le conseguenze inevitabili tanto che, a chi legge, pare immergersi in un'atmosfera che sembra irreale solo per lui. Vengono così descritti i rapporti dei dipendenti con i superiori diretti, con i dirigenti, con i sindacalisti, e lo stupore pare non avere più dimensione. Un ruolo a parte, ma preponderante, è dedicato al "sistema di giustizia" che spesso è chiamato a dirimere i contrasti fra il dipendente e la società. L'autore, infatti, in vista dell'ampio risalto che darà al sistema giudiziario, nella seconda parte del libro, ne introduce, sulle prime pagine, alcuni concetti: c'è una giustizia assoluta, teorica, e c'è quella degli uomini e dei tribunali, ma tutte sono fatalmente imperfette. Solo quella divina, si dice, è vera ed assoluta (diversità fra legge e giustizia). Tutta la trama di questo racconto si snoda sul tema dell'amianto e delle letali malattie professionali che vanno a colpire coloro che vengono esposti a questo elemento. Alberto Fiaschi introduce l'argomento partendo dagli anni Quaranta e Cinquanta, quando già si cominciavano ad intravedere i pericoli per la salute umana, per proseguire con i decenni seguenti, quando alcuni stati comincia vano già a legiferare e la Comunità Europea emanava le sue prime direttive. In questo periodo l'amianto fu un problema quasi completamente ignorato, specie dalle industrie, mentre l'Italia interveniva con la sua prima legge solo nel 1992. "Le fibre di amianto s'insinuano nei polmoni che non riescono ad espellerle a causa del loro rapporto fra diametro e lunghezza - si tratta di microscopici aghi -. L'azione di difesa dell'organismo provoca la formazione di calcificazioni o placche pleuriche. Queste possono sviluppare forme tumorali incurabili anche a distanza di decenni e senza preavviso. Ad oggi non è stata individuata alcuna cura". Questo mostro, che minaccia gli uomini, non si dà mai per vinto e non conosce tempo. L'autore è stato il primo a iniziare una causa per il riconoscimento dei suoi diritti derivanti dall'esposizione all'amianto e racconta, in modo molto particolareggiato, gli enormi ostacoli trovati sul suo cammino giudiziario, principalmente dovuti alla negazione, da parte dell'azienda, di aver usato materiali di amianto, mentre risultanze delle numerose fatturazioni dimostravano verità opposte. Descrive una vera e propria odissea, durata anni, fatta di ricerche, di studi, di minacce, di paure e di un sopraggiunto scoraggiamento che cominciava a consigliargli la rinuncia alla lotta. Nel mezzo ci sono tragici avvenimenti, come la morte di alcuni compagni di lavoro, a causa dell'amianto, e la colorita descrizione di vari personaggi, relativamente al loro aspetto fisico, al loro comportamento e, in alcuni casi, alle loro trasgressioni. Questo viaggio porta alla individuazione di azioni che vengono descritte come illegittime, o illegali, al licenziamento del protagonista, per ritorsione, ed alla lunga e penosa lotta giuridica per il reintegro, durante la quale viene descritto un iter procedurale allucinante, dal quale emerge, in tutta la sua evidenza, l'impotenza del debole alle prese col potente che abusa degli enormi mezzi finanziari di cui dispone. "Anche se in qualche modo la mia lotta contro l'azienda era già iniziata, la decisione d'intraprendere un'azione legale non poteva certo prescindere da un'approfondita valutazione del problema. Innanzitutto si sarebbe trattato di uno scontro assolutamente impari: un modesto impiegato dalle disponibilità economiche limitate contro uno dei più grossi colossi mondiali dell'acciaio". Questo racconto farà un po' sorridere e vi darà forti commozioni. Ma farà anche avere paura, la paura di eventi imprevedibili che possono capitare all'improvviso, senza alcun avvertimento, e provocare gravi danni al corpo, alla mente, e alla dignità. È un libro che tutti dovrebbero leggere: gli uomini maturi per alcune riflessioni sulla loro vita trascorsa e su quanto potranno trasmettere, delle loro esperienze, ai giovani che li sostituiranno; e i giovani che si apprestano ad entrare in un mondo sempre più infido, dove, tragicamente, la forza sta sempre più sostituendo, negli atteggiamenti umani, la ragione. In attesa del clamore che verrà. Il libro è scritto molto bene, in ottimo italiano e comprensibile. Malgrado la sua lunghezza (446 pagine) si tende a leggerlo tutto d'un fiato, per l'interesse che desta relativamente alla materia trattata, e per la sollecitazione che provoca nella mente, per la conoscenza dell'esito finale. È stato stampato nel 2010 da Marco Del Bucchia Editore di Massarosa (Lucca). Costo euro 18,50. È stato presentato presso il Comune di Follonica il 26 di febbraio scorso. "Sono certo che molti resteranno delusi da questo racconto, perché la maggior parte degli interrogativi introdotti sono destinati a rimanere senza risposta, eppure sono altrettanto certo che non sia necessario cercare sempre delle risposte, talvolta bastano, da sole, le domande".
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Alberto Fiaschi
Le colpe dei deboli
Un romanzo per tante storie vere
2010
Prefazione di Jacqueline Monica Magi, copertina di Alberto Fiaschi

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