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Il Giornale della Toscana (Cultura e spettacoli) - 27.12.2009
Il Giornale della Toscana (Cultura e spettacoli) - 27.12.2009
Pagine d'oro
«L'oro della Maremma», il nuovo libro di Boschi: una storia che non esiste. Una storia fatta, di pionieri, avventurieri, cercatori, povera gente e schiavi. Fatta di pirati, di belle donne, di misteri e di morte. Quanti morti ha fatto l'oro. Tanti quanti le tonnellate raccolte nei secoli. Perché dove c'è oro, c'è sete di denaro e di potere. L'Italia, sebbene non abbia mai avuto miniere importati, non è stata esente da questa corsa forsennata che ha lasciato dietro di sé lunghe scie di sangue e di sofferenze. La Toscana, e la Maremma anche, con i suoi rigagnoli, le piccole sorgenti d'oro che in qua e in là ogni tanto hanno fatto capolino, ha avuto i suoi cercatori, piccoli e grandi che siano. Si inizia dagli etruschi e poi i romani, cultori del bello e dell'oro legato al bello. Perché come dice Goethe, tutto tende all'oro, «possente e risplendente». Oppure come pretende Lutero, l'oro è «lo sterco del diavolo». Virgilio lo bolla nell'Eneide come «un'empia ed esecrabilfame (auri sacra fames)». Un viaggio attraverso una storia che non esiste e che nessuno aveva ancora messo insieme. È questo l'ultimo libro di Fabrizio Boschi, fucecchiese, 35 anni, giornalista de Il Giornale della Toscana dal titolo L'oro della Maremma. Viaggio fra storia, mistero e leggenda (Marco Del Bucchia Editore, 212 pagine, 14,50 euro) in uscita nelle librerie in questi giorni. Un libro che prende ispirazione dai meravigliosi romanzi di Jack London senza però assomigliarci per niente. Questa storia inizia sottoterra qualche milione di anni fa. È la storia dell'oro, questo metallo così bello e così prezioso che tanta attrazione ha suscitato nei secoli. I "fiumi" di Siena (2007) fu il suo primo libro sempre dedicato a qualcosa di inesistente, come questo, l'oro in Maremma, leggende che da sempre appassionano gli uomini. Ciò che non esiste veramente, ma si pensa che esista, ha sempre appassionato il lettore e il pensatore di ogni epoca. È per questo che anche questo libro cela in sé un alone di fascino e mistero che trasporta nella lettura. Una cronistoria fatta di documenti storici e articoli dei giornali che dagli anni Settanta ad oggi hanno sempre trattato la ricerca di quello che non c'è. Una storia che parla anche dei leggendari racconti dei pionieri che hanno lasciato la Toscana per raggiungere l'Alaska e il Nord America alla ricerca del prezioso metallo, e che non hanno fatto più ritorno. Storie di ricchezza e di povertà che alla fine non hanno ricoperto d'oro nessuno. Una storia che nessuno conosce perché non esiste. È una storia misteriosa, fatta di uomini, di parole, di suoni, che sembrano venire da un altro mondo, un mondo sotterraneo, oscuro e silenzioso. Potrebbe sembrare una storia dell'orrore, perché è anche una storia di morti, tanti morti ammazzati. Una storia di stragi provocate da un filone d'oro. Schiacciati dentro miniere, sepolti per sempre. Si parte dall'anno zero della storia dell'oro. Seimila anni di caccia che hanno portato a scavare egiziani e romani dell'antico Impero. Dopo l'anno zero della storia dell'oro si passa alle grandi corse dell'oro in Europa e negli Stati Uniti. La scoperta e la conquista dell'America fu strettamente legata, sin dall'inizio, alla questione dell'oro. Nel millennio che la precedette, però, furono estratte nel mondo circa 2.500 tonnellate d'oro, che corrispondono oggi al lavoro di due anni. La spedizione di Colombo fu, dunque, lo spartiacque fondamentale per la storia di questo minerale. Nel gennaio 1848, alla confluenza dei fiumi American e Sacramento, in California furono trovate le prime pagliuzze d'oro. Uno dei fattori principali dello sviluppo tumultuoso degli Stati Uniti nel diciannovesimo secolo è stato il cosiddetto gold rush (la corsa all'oro). Tra il 1848 e il 1902 una massa enorme di disperati, banditi e persone desiderose di avventura e in cerca di presunti facili guadagni, si riversò a Ovest del Mississippi dilagando nelle terre indiane e su, su, fino alle terre dell'Alaska e dello Yukon. Persino donne, bambini e malati si lanciarono nella lunga notte artica su quei cinquecento chilometri di ghiaccio per vedere com'era il più grande affare del mondo e che si portò dietro una lunga scia di morte. La morale è una sola: nessun minatore è mai diventato ricco cercando l'oro. L'ultima grande febbre dell'oro di tipo "classico" si verificò in Canada, nel Klondike, raccontata dalla penna magica di Jack London, che seguì da scrittore i cercatori di pepite fra quei ghiacci, nel pieno della corsa all'oro, fu una tragedia sin dall'inizio. Nel 1898, su 100mila persone che partirono, solo 30-40mila arrivarono a destinazione e di queste solo poche centinaia si arricchirono. Il libro si sviluppa seguendo un percorso fatto di documenti storici, trattati, testimonianze e articoli di giornale, che hanno trattato in epoche diverse la ricerca e lo sfruttamento aurifero nel mondo, in Italia e in Toscana. Partendo dalle grandi corse per scendere fino alla grande scommessa regionale degli anni Ottanta. Dal Monte Rosa alla Sardegna, passando per la Toscana, qui sono raccolte le miniere che hanno fatto parlare di sé nella storia. Ovviamente attenzione maggiore è rivolta alla Maremma, focus di questo libro. Iniziando dagli etruschi legati inestricabilmente all'oro che sapevano trovare e poi lavorare. Un paragrafo è dedicato a Massa Marittima, che dalla seconda metà del XIX secolo, ha costituito il centro del bacino minerario delle Colline Metallifere e nel XIII secolo si è dotata di un modernissimo "Codice Minerario" con leggi che tutelano l'attività del minatore. La storia dell'oro in Maremma è piuttosto recente. O meglio, probabilmente questo minerale lì c'è sempre stato, ma solo dagli anni Ottanta qualcuno ha avuto la pazza idea di provare a trovarlo. Fra il 1984 e il 1986 vennero scoperte le prime manifestazioni d'oro epitermale (oro invisibile) in Toscana meridionale e Lazio. L'oro c'è, o meglio, ci sarebbe. Le tracce ci sono, ben visibili, ma manca l'oro vero. Da qui nasce un intreccio di uomini e società che da quel momento non hanno più lasciato questa regione. Le attività minerarie passarono all'Eni e vennero gestite dalla Samim, prima e dall'Agip miniere poi. Le enormi spese stanziate, negli anni Ottanta e Novanta, che dovevano servire per sostenere la gestione nazionale delle miniere, non bastavano comunque a coprire i buchi che venivano a crearsi. Ne nacque una sorta di spirale perversa: più soldi erano elargiti più i buchi si allargavano. L'Agip miniere continuava a perdere 50 miliardi di lire all'anno. Di lì a poco la dismissione e l'arrivo dei canadesi. La Adroit Resource Incorporated, con sede a Vancouver, dal settembre 2006 ha iniziato una nuova analisi delle rocce per verificare se in quella zona ci sia, una volta per tutte, l'oro. Oggi è ancora lì. Sulle Colline metallifere, la Adroit è titolare di una decina di permessi di ricerca, distribuiti fra i territori di Grosseto e Siena, ma i saggi per ora hanno dato esito negativo. Ma allora, se l'oro non c'è perché ci si ostina a cercarlo per forza? Eppure, da tre anni a questa parte hanno scandagliato il cuore della Maremma. Ottomila ettari, roccia su roccia, tra le colline e il mare, nell'incantato paesaggio selvaggio dei butteri.
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Fabrizio Boschi
L'oro della Maremma
Viaggio fra storia, mistero e leggenda
2009

rassegna stampa
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