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Il Tirreno (Sport) - 15.10.2009 |
Il Tirreno (Sport) - 15.10.2009 Dopoguerra, a piedi scalzi nel piazzale della chiesa di Fabrizio Brancoli Era il dopoguerra ma gli ex ragazzi di Massarosa lo ricordano benissimo. Facevano partite memorabili, avevano dieci, tredici anni. Giocavano con i piedi scalzi, nel piazzale della chiesa, e dovevano fare attenzione a tre cose. Il primo pericolo era il possibile arrivo di Torello, la guardia comunale. Se qualcuno gridava "arriva Torello", la partita era finita e tutti fuggivano. Il secondo pericolo era la finestra di Ettore, il titolare della falegnameria: se un tiro entrava in quella finestra, erano guai certi. Il terzo pericolo era il cosiddetto l'orto della Galla: se il pallone finiva lí, non tornava. In questo ricordo di un lettore del Tirreno, Giuseppe Lucchesi, c'è forse la verità piú semplice. Il problema, per il calcio "libero", non è che oggi si vietano le partite di pallone per strada. Il problema è che nelle nostre strade non ci sono piú le falegnamerie artigiane o gli orti. E anche la minacciosa guardia comunale, quella a piedi o in bici, è sparita. Tutto sparito, finito lontano come un tiro di Ronald Koeman, Arie Haan o Dirceu, sempre che qualcuno ancora li ricordi. Nelle piazze, oggi, ci sono parcheggi e parcometri, gazebo, transenne. E altre piazze, oggi, sono malfrequentate, insicure. è cambiato il panorama. I ragazzi vanno a giocare con la borsa e la maglia da allenamento, li vengono a prendere i club (meritori) con il pulmino e fanno la doccia negli spogliatoi. Il calcio ha ormai perfezionato la metamorfosi, da gioco a sport, è una "disciplina sportiva", non piú un passatempo. Se il pallone finisce nella finestra sbagliata, liberi tutti: la partita è sciolta. Quante storie conosciamo cosí? Ce le siamo rimbalzate come aneddoti, talmente spesso, che oggi sembrano un racconto sudamericano o una leggenda metropolitana. La memoria di Massarosa è quella di tutta una certa Italia, probabilmente terminata. I ragazzi oggi giocano a calcio, non piú a pallone. I campetti verdi o terrosi, con i pali sbilenchi e le righe incerte, non esistono piú o quasi. In Versilia, per quasi un anno, Il Tirreno ha condotto una campagna giornalistica su decine di luoghi scomparsi dei dribbling di una volta. Luoghi mutanti, oggi divenuti posteggi, centri direzionali e supermercati. Il ricordo della gente ha riportato in vita quei luoghi e quelle vecchie partite, per pagine e pagine di cronaca. Questo materiale è finito in un libro (Giocavamo a pallone, edizioni Del Bucchia) venduto insieme al nostro giornale e comprato da tanti. Intanto altri campetti sono tramontati sotto le ruspe. Contro la punizione del business, del presunto progresso urbanistico, non c'è barriera che tenga. Quelli ci fanno sempre gol. |
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Giocavamo a pallone Dalle pagine del quotidiano "Il Tirreno", i "campetti perduti" della Versilia nei ricordi di tanti appassionati 2008 A cura di Fabrizio Brancoli, Roy Lepore, testimonianze di e su Giancarlo Antognoni, Pierluigi Collina, Eugenio Fascetti, Marcello Lippi, Paolo Maldini
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