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Primapagina - 30.04.2009
Primapagina - 30.04.2009
Chi è stato? Ovviamente nessuno: il romanzo di Lorenzoni specchio del Paese e del clima che si respira
di Alberto Signorini
È raro che il titolo di un libro sappia condensare in quattro parole lo spirito del tempo, ossia il clima dominante in una certa epoca e in un determinato Paese. L'impresa è riuscita a Marco Lorenzoni, che al giallo appena edito da Marco Del Bucchia ha dato un intrigante titolo icastico: Non è stato nessuno. Il libro è stato persentato il 24 aprile a Chiusi davanti ad una folta platea. Non priveremo il lettore del piacere di immergersi in una narrazione avvicente, abilmente condotta sul crinale che separa realtà e finzione, anticipandone l'intreccio. Basti dire che tutto nasce da una vicenda oscura, risalente agli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, iniziata in quel di Chiusi ma dipanatasi a migliaia di chilometri di distanza per ritornare – dopo sessant'anni – al punto di partenza, arricchita di altri misteri irrisolti e culminata nell'eliminazione di quanti avevano osato far luce su quelle lontane vicende, che alcuni hanno interesse a seppellire in nome dell'"opportunità", e altri a rimuovere sotto la coltre dell'opportunismo. Ci soffermiamo sul titolo perché il nostro è il Paese dei misteri irrisolti, dove chi cerca i responsabili di un evento luttuoso che coinvolga qualche "santuario" intoccabile, va regolarmente a sbattere contro un muro di gomma che rende impossibile accertare esecutori, complici, e soprattutto mandanti del misfatto. Omertà, reticenze, complicità, silenzi, paure, code di paglia... tutto congiura perché, alla fine, prevalga la conclusione beffarda delle autorità inquirenti, quel "non luogo a procedere" che vanifica ogni sforzo civile e irride all'intelligenza: «non è stato nessuno». Da giornalista di razza, ingenuamente fedele agl'ideali di gioventù ma tutt'altro che sprovveduto, e dunque cocciutamente impegnato a scoprire altarini letterali e metaforici, il protagonista Lorenzo Marchi (dietro il quale neppure finge di celarsi il direttore di primapagina) si imbarca in un'impresa di gran lunga superiore alle sue forze, potendo contare solo sulla propria capatosta e sul piccolo ma agguerrito giornale di provincia che dirige. Eppure, questo lillipuziano nucleo di ficcanaso osa turbare i sonni di un Gulliver transoceanico e giunge a un passo dalla verità. Un passo ancora, e l'enigma potrebbe finalmente sciogliersi. Ma, per l'appunto, siamo in Italia, e a nessuno è consentito spingersi oltre le colonne d'Ercole fissate dai poteri occulti (che da noi coincidono col potere tout court). Quante stragi, quanti delitti efferati, quanti omicidi eccellenti, quanti "mostri" di comodo, nell'Italia post-bellica, a decenni di distanza rimangono impunite perché ancora in attesa di una verità giudiziariamente accertata? La verità politica, purché lo si voglia, si può sempre intuire; ma quella giudiziaria non riesce mai ad emergere, soffocata com'è dall'intreccio di troppe convenienze collusive. Non è stato nessuno, dunque. E l'inquietante pronome richiama alla mente riferimenti letterari illustri. Da Uno, nessuno, centomila di Pirandello, al libro IX dell'Odissea: «Chi ti fa del male?», domandano i fratelli ciclopi a Polifemo, accecato e ingannato dal diabolico Ulisse che gli ha detto di chiamarsi "Nessuno": «Nessuno, nessuno mi fa del male», risponde il mentecatto. E allora arrangiati e non rompere...In ogni caso, ci si può sempre consolare con la logica matematica: dato infatti che la doppia negazione afferma, se non è stato nessuno significa che è stato qualcuno... Chi? Per saperlo, basta entrare in un'edicola del senese o del perugino e scucire 15 euro: sono ben spesi.
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2009

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