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Il Tirreno (Viareggio) - 04.11.2008
Il Tirreno (Viareggio) - 04.11.2008
Con il pallone ai piedi, per fare gol al dopoguerra
Viareggio. Nei primi anni di guerra, quando ancora abitavo a Viareggio, avevo stretto una grande amicizia con Limbergo, "il Taccolino". Andavamo alla stessa scuola ed eravamo nella stessa classe. Già allora il calcio era la nostra passione e tutte le volte che bucavamo andavamo sulla spiaggia davanti al Nettuno a giocare al pallone. Le partite con Taccolino. Intere mattine in pieno inverno, calzoni corti e piedi nudi, e vai, fino al momento di ritornare a casa. Lui non c'è più. Ma sono convinto è rimasto nel cuore dei vecchi sportivi viareggini e di tanti altri. La sua tecnica, la sua leggerezza nel trattare la palla erano uniche. La guerra incombeva e così, a causa dei bombardamenti, mi trasferii con tutta la famiglia in quella meravigliosa fascia di mare che è Marina di Pietrasanta, precisamente in quel "chicchino" di Focette. Subito grandi amici, subito pallone fra i piedi e via, a giocare al campetto di via Astoria. Ma anche qui la gioia durò poco. Gambe in spalla e cianfrusaglie alla mano... i tedeschi ci mandarono via. Quando finalmente la guerra finì, noi ragazzi ci riappropriammo di quei cinque anni che qualcuno ci aveva rubato. Senza più paura, senza più fame, finalmente liberi coniammo una sigla: P.P.P.: Potta, Pane, Pallone. La prima "P" è perché eravamo cresciuti... e potevamo assaporare l'amore; la seconda perché il pane non mancava più; la terza perché finalmente potevamo dare sfogo alla nostra grande passione. Le sfide sui campetti. Cominciarono le grandi sfide allo spiaggione di Tonfano, al campetto di via Astoria a Focette, alla Rocca, ai 12 pioppi, alla pesa, in Traversagna, al Pollino. In quel periodo dove c'era uno spazio c'erano ragazzi con il pallone tra i piedi; ed è proprio da queste sfide che vennero fuori i più bravi giocatori che poi andarono in squadre di grande levatura. E tutto questo serve per introdurre il discorso sui ragazzi che non ci sono più e con i quali ho giocato l'ultimo campionato di Promozione della mia carriera. I campioni scomparsi... Comincerò con Nandino Bertoni, portiere di grande talento, fisico slanciato e grande colpo d'occhio, da professionista. Negli ultimi anni quando c'incontravamo si parlava dei nostri tempi, ma soprattutto dei nostri nipoti: il suo giocava nella Don Bosco Mazzola, il mio nel Marina di Pietrsanta. Alla fine delle partite ci guardavamo negli occhi, ci mordevamo le labbra e si scuoteva la testa. Bastavano questi tre gesti per capire che ai nostri tempi la passione era un'altra cosa. Altro mitico portiere era Giò Pancetti; scatto felino, arrivava in tutti gli angoli della porta. Marino Verona, altro portiere, bravissimo e freddo come un ghiacciolo; con lui ho assaporato le gioie della maglia bianconera, con lui ho giocato negli Allievi del Viareggio. Con lui, allenati dal "Pappa", il grande Roberto Fruzza, ho vinto un campionato regionale. Poi Luciano e Sergio Viacava: il primo mediano di grosse qualità, sempre petto in fuori e testa alta vedeva bene il gioco; Sergio, invece, terzino tutto scatti e velocità, perfetto nel suo ruolo. Ricci Riccà detto "la Titina": altro terzino, di quelli che non tiravano mai indietro la gamba. Dolfi Lino detto "Patata": quando entrava sull'avversario qualcosa portava a casa: o gamba o pallone...lo chiamavano "la Ruspa": Marcello Marcellini, il più piccolo ma il più bravo, era il "cocco" dei dirigenti pietrasantini, soprattutto di Pilade: quando ci portava alla Campana o da Fregio a far merenda: a lui la bistecchina, a noi biroldo, mortadella e pecorino. E ancora Tomà Galeotti: quando giocavamo insieme, lui spalle alla porta, mi toccava la palla e mentre arrivavo in corsa mi diceva: "Vai Velani! Sfonda tutto!". E Giampiero Dazzi: il tocco di palla ed il movimento lo distinguevano dagli altri. Danilo Puliti: grande fisico e gran colpitore di testa. Altri ragazzi, che purtroppo non ci sono più: Giulio Lazzotti ed Enzo Dati. Con loro non ho giocato insieme, ma li conoscevo benissimo. Lazzotti, una velocità impressionante, andava come un treno e magari poi ciccava; Enzino Dati invece un blocco di muscoli, una roccia. Ricordi oltre il calcio. Uno con cui ho giocato è Paolone Tommasi; il ricordo di questo ragazzo va oltre il calcio... Paolo era una grande persona. Parlare di Paolo è come scoprire l'acqua calda. E ancora Silvè Paoli e suo cugino Stefano che ci hanno lasciato da poco. Con Silvè grandi sfide alle "boccine"; con Stefano grandi discussioni, naturalmente sul calcio. ...e quelli ancora in vita. Grazie al cielo ci sono ancora ex giocatori belli pimpanti che hanno scritto, insieme a coloro che non ci sono più, pagine di storia del calcio pietrasantino. I più vicini a me sono Roberto e Amabilio Simonini. Roberto un seghino tutto "tocchetti" e dribbling; con quel suo sinistro bello pulito dominava la palla come voleva. Amabilio, "il Bello", anche lui piedi buoni ma la sua potenza era l'elevazione. Romanino Lenzoni: piedi buoni e tecnica perfetta. Non ho mai capito perché non abbia sfondato. Alfredo Venturini: un sinistro al fulmicotone ma preciso, metteva la palla dove voleva. Franchino Cortopassi detto "Nappa": altro sinistro preciso e forte, difficilmente mancava la porta e quando la centrava era goal. Gigino Frati: furbo come una faina, sembrava non ci fosse in campo però i difensori se lo trovavano fra le gambe. Balduini, attaccante: idem come il Frati. Tarabella: elegante nel muoversi, quando giocava sembrava essere al Principe di Forte dei Marmi a prendere l'aperitivo... Ulisse Frediani continua a macinare km come quando giocava; è sempre in bicicletta. Walter Nannini: quando correva con la palla al piede s'ingobbiva, ma i suoi passaggi andavano sempre dove voleva lui. Giorgio Balduini: altro grande portiere di scuola pietrasantina, non ha avuta molta fortuna per un dito rotto, poi si è rifatto alla grande. Con il Balduini e il Nannini ci ritroviamo quasi tutti i giorni in piazza Statuto sotto i tigli, nella zona chiamata i Bechi Morti, insieme a tanti altri giovani a parlare dei vecchi tempi, e c'è in noi il grande rammarico di essere nati troppo presto. Allenamenti di allora. Certo che se avessimo avuto tutto quello che hanno i ragazzi di oggi, 4-5 allenamenti settimanali (noi invece due: il martedì atletica e il giovedì partitella fra noi o contro la prima squadra; poi ci ritrovavamo la domenica), controlli medici, completini firmati sia per l'allenamento che per la partita, lo psicologo e qualche soldino... parecchi di noi avrebbero avuto grandi possibilità di arrivare nell'Olimpo del calcio. Ancora due ragazzi che vedo spesso e che hanno lasciato il segno nel calcio Pietrasantino sono: l'Adami Ettore che lo vedi passeggiare sempre distinto ed elegante (ma in campo non era tanto distinto "pestava come un martello") e Franchino detto "Pagliaio" che era il Facchetti della Promozione... dalla sua parte non passavi. Cardini, velocissima ala; Leoni, attaccante; gli stranieri Rostagno e Zanzanaini: gran giocatore il primo, altra "ruspa" il secondo (stranieri perché venivano da La Spezia). Di questi purtroppo non so più niente; spero che stiano benissimo. E li chiamo tutti ragazzi. Credo di non aver dimenticato nessuno, ma se così fosse chiedo umilmente scusa. Quelli che non ci sono più e quelli che ancora vivono, li ho chiamati sempre ragazzi, perché chi ha vissuto quel periodo di paura, di fame, col sidro fra le cosce, con il moccio al naso, ma che respirava aria pura, con un pallone fra i piedi in quei campetti che ho descritto, non può essere rimasto che un ragazzo! Ricordatevi, vecchi e giovani tifosi pietrasantini... quei ragazzi hanno onorato la maglia che indossavano. Emanuele Velani (un ex, che quando giocava lo chiamavano Polverina)
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Dalle pagine del quotidiano "Il Tirreno", i "campetti perduti" della Versilia nei ricordi di tanti appassionati
2008
A cura di Fabrizio Brancoli, Roy Lepore, testimonianze di e su Giancarlo Antognoni, Pierluigi Collina, Eugenio Fascetti, Marcello Lippi, Paolo Maldini

rassegna stampa
copyright | marco del bucchia marco del bucchia s.a.s. | p.i. 01859680462