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Il Tirreno (Viareggio) - 12.10.2008
Il Tirreno (Viareggio) - 12.10.2008
Perdemmo 9 a zero, eravamo gli uomini più felici del mondo
di Fabrizio Brancoli
Lido di Camaiore. Che cosa prendi al bar, Ferruccio, posso offrire io? Che cosa ne pensi dell'ultimo acquisto del Milan, visto che difesa ha la Juve? Quest'anno le neopromosse sono forti. E la Fiorentina, Ferruccio, dove potrà arrivare? La scena si svolge al bar Baroni, in Passeggiata a Lido di Camaiore. Estate 1972, l'Italia si è fatta eliminare dal Belgio agli Europei, forse immeritatamente; e in Versilia tre uomini conversano, tra le grida lontane della spiaggia e l'eco delle onde molli, che scorrendo appoggiano il mare sulla riva. Uno di loro è famoso. Ferruccio Valcareggi è il commissario tecnico della Nazionale. Ha una casa a Lido, vicino al confine con le Focette e quindi non lontano dal campo Benelli (dove oggi sorge l'Unahotel). Un vero amico della Versilia, per mesi fa vacanza con tutta la famiglia e si rilassa, prende il sole, gioca a carte e a tennis, firma autografi e dà un'occhiata alle notizie del calciomercato. Al banco del bar, con "Uccio", c'è Vinicio Magrini. Poiché i territori trasversali del pallone uniscono tutti, dai campioni alla gente comune, lui di Valcareggi è un collega, perché allena, strilla in panchina e fa le formazioni. È il mister del Lido di Camaiore in Seconda divisione. Ex calciatore fino alla serie B e C con l'Empoli e il Barletta, ala rapida e con un gran tiro da lontano, Magrini, di Montecatini Terme, ha chiuso la carriera a Viareggio e a Camaiore con Gianfranco Dell'Innocenti in quarta serie; si è stabilito in Versilia e ora, all'inizio degli anni Settanta, fa l'allenatore. Il terzo uomo è Quinto Bertoloni, uomo chiave della dirigenza del Lido, storico allenatore delle zebre bianconere qualche stagione prima. Uno che di calcio ne masticava: aveva giocato anche nel Torino (compagno di squadra di Enzo Bearzot) e per i granata era stato pure allenatore, per qualche partita. Parlano di calcio; di quello mondiale, con l'Italia vicecampione in carica, e di quello dei dilettanti. Sono gli anni Settanta. I difensori centrali si chiamano "stopper", le maglie sono di stoffa pesante ma agli italiani il pallone piace, come sempre. L'estate diventa autunno e la conoscenza diventa amicizia. «Eravamo al bar Baroni, un giorno, Valcareggi ci venne incontro e ci disse sorridendo: vi faccio un regalo». Il regalo era la possibilità di giocare una partita indimenticabile. La promessa del commissario tecnico viene mantenuta il 22 febbraio del 1973. «La Nazionale - racconta Magrini - doveva preparare una trasferta in Turchia per le qualificazioni del mondiale in Germania del 1974, che era in calendario pochi giorni dopo. Valcareggi mi spiegò che l'allenamento doveva svolgersi per forza a Massa, per impegni già presi; lo staff tecnico, però, cercava uno sparring partner "leggero", per giocare in scioltezza, senza tensione. E la Massese, a suo modo, era forse troppo impegnativa per quelle necessità. Così aveva pensato al Lido di Camaiore». Sono passati trentacinque anni e certi veleni si stemperano, si annacquano. Ma quando la Federcalcio annunciò che l'avversaria degli azzurri sarebbe stata la squadra gialloblù, non mancarono le rimostranze e i mugugni. Lucchese e Massese protestarono, più o meno sommessamente, per non essere state preferite. Ma probabilmente la magia del mare e delle spiagge della Versilia aveva esercitato qualche ruolo nella scelta del commissario tecnico. «Accettammo subito, ovviamente. Ci preparammo al meglio - racconta Vinicio Magrini - la società prese un pullman per andare a Massa, avevamo tenute da gioco nuove di zecca grazie ai buoni uffici del nostro presidente Silvano Centauro nelle aziende tessili pratesi. Per noi fu un evento e una grande emozione. Valcareggi all'inizio si raccomandò, perché evitassimo contrasti e contatti troppo duri. Ma non ce n'era bisogno; certo non avevamo intenzione di "disturbare" Zoff, Mazzola, Facchetti, Capello, Causio... che partita, impossibile dimenticarla». Di quel pomeriggio ci sono diverse foto. Ce le mostra Marco Ambrogi, che ha il gran merito di aver conservato memorie, documenti e cimeli. Immagini sgranate che raccontano quella giornata meglio di tante parole. Tantissima gente, gli assi azzurri e i "nostri" con le maglie nuove. Lo stadio è agibile fino a 20mila posti, ma attorno al campo si contano almeno 30mila persone. Tutto esaurito e cancelli chiusi a mezzora dall'inizio, ma fuori la folla si ingrossa come un fiume in piena, e pressa, e preme. C'è il rischio di cancellare la partita, centinaia di persone tentano di scavalcare il muro di cinta; così si decide di aprire tutti gli sbarramenti, il pubblico invade anche il campo, è una specie di festa apocalittica del pallone... e la partita neppure è iniziata. Ma alla fine, fatta retrocedere la gente, si comincia a giocare. Il Lido perde nove a zero, segnano Mazzola, Causio, Pulici (2), Benetti, Chinaglia (2, spettacolari, uno in tuffo e uno su mezza rovesciata), Agroppi, più un'autorete. Quel nove a zero servì per preparare bene la trasferta di Istanbul, qualificazioni mondiali, contro una Turchia che era già molto pericolosa e che all'andata, in gennaio a San Siro, aveva fermato gli azzurri sullo zero a zero. E all'Italia il Lido di Camaiore portò fortuna. Appena tre giorni dopo quella giornata di festa a Massa, la nazionale scese in campo in Turchia per la sfida "vera". E vinse. Zero a uno, gol di Pietro Anastasi al 35' del primo tempo. Valcareggi schierò una formazione identica per dieci undicesimi a quella che aveva trotterellato contro i ragazzi di Magrini. L'undicesimo, anche per numero di maglia, era Gigi Riva: a Massa non aveva giocato, allenandosi a parte, nel campetto sussidiario, un paio d'ore prima della partita. Contro il Lido, all'ala sinistra aveva giocato Paolino Pulici, giovane e potente, l'ideale alter ego di Rombo di Tuono. Nel 2005 è risuonato il triplice fischio finale per la vita di Ferruccio Valcareggi, campione d'Europa e vicecampione del Mondo, tattico e psicologo, gran signore triestino e anche fiorentino, stratega del memorabile Italia-Germania 4-3 dell'Azteca e teorico di staffette impossibili tra Mazzola e Rivera. Vinicio Magrini non ha più lasciato la Versilia ed è il titolare, con la compagna Donata, di un avviato pub nel primo dei chioschi all'inizio del viale dei Tigli. Ha tre figli amatissimi; ogni tanto si sente con la famiglia Valcareggi. Alcuni, come Ciccolo, come Silvano Mencacci e altri ancora, non sono nella formazione di quel giorno ma nel Lido giocavano eccome, anche da protagonisti; e qell'anno il Lido avrebbe vinto il campionato, salendo in Prima. Quel pomeriggio di trentacinque anni fa Marco Ambrogi, difensore arcigno, "firmò" una leggendaria autorete inserendosi nel tabellino dei marcatori; oggi vive al Marco Polo ed è un affermato medico. Cosimo Zei, mediano del Lido, è avvocato e fine pensatore di trovate carnevalare. Nicola Belluomini (che come Ambrogi e Bertacca arrivava a Lido dalle giovanili del Viareggio) ha fatto l'allenatore pure lui; uno dei suoi figli, Riccardo, è andato in campo per i bianconeri lo scorso anno, in serie C2, come attaccante. E con loro tutti gli altri del tabellino della "Gazzetta dello Sport", uno per uno. Quelli che salirono sul pullman come una squadra mitica ed entrarono in uno stadio davanti a trentamila persone, quelli che indossarono le maglie nuove stile rugby a strisce orizzontali gialle e blu, e andarono volentieri a perdere nove a zero contro i fuoriclasse delle figurine Panini. Ed intanto torna Giocavamo a pallone. Storie come quella della partita del Lido con la Nazionale sono ormai familiari a chi legge Il Tirreno. Com'è noto, sul calcio di una volta (e sui campetti che non ci sono più) è stato realizzato anche un libro - edizioni Marco Del Bucchia - che raccoglie molti articoli pubblicati dal nostro giornale nell'inchiesta su questo tema, che si è rivelato molto caro ai lettori. Curato da Fabrizio Brancoli e Roy Lepore, "Giocavamo a pallone" (182 pagine di racconti, testimonianze, interviste e fotografie d'epoca) ospita anche le autorevoli e prestigiose opinioni di Marcello Lippi, Pierluigi Collina, Giancarlo Antognoni ed Eugenio Fascetti. Il libro è letteralmente andato a ruba ma ora torna in edicola con una ristampa tempestiva a cura dell'editore. Se desiderate acquistarlo (7,90 euro) potete continuare a rivolgervi al vostro edicolante di fiducia, oppure contattare il numero 0584 433093 . Per ulteriori informazioni è possibile scrivere in posta elettronica al seguente indirizzo: info@delbucchia.it. Gli stessi contatti sono validi per qualsiasi edicolante che desiderasse "rifornirsi" di altre copie per la propria rivendita. Insomma, ricomincia l'avventura di un libro che, nel suo piccolo, e grazie ai lettori del nostro giornale, si è rivelato un "caso" editoriale locale.
Libri correlati

Giocavamo a pallone
Dalle pagine del quotidiano "Il Tirreno", i "campetti perduti" della Versilia nei ricordi di tanti appassionati
2008
A cura di Fabrizio Brancoli, Roy Lepore, testimonianze di e su Giancarlo Antognoni, Pierluigi Collina, Eugenio Fascetti, Marcello Lippi, Paolo Maldini

rassegna stampa
copyright | marco del bucchia marco del bucchia s.a.s. | p.i. 01859680462