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Il Tirreno (Viareggio) - 28.09.2008
Il Tirreno (Viareggio) - 28.09.2008
Quelle partite alla Stella Marina
di Luca Basile
Pietrasanta. Dove ti giri ci sono sterpaglie. E rovi. Senso di abbandono diffuso. E allora, la mente torna indietro, agli anni di un'infanzia che respirava a pieni polmoni un verde infinito e la voglia di giocare a pallone, fino alle urla di una mamma e alle prime ombre serali. «Il nostro campetto - racconta Andrea Valpiani - era la "Stella Marina". Mi riferisco ai ragazzi di Marina di Pietrasanta, nati più o meno nel 1955-60; il nostro stadio era nella pineta fra Tonfano e Fiumetto. Quello stesso terreno venne utilizzato per il primo teatro della Versiliana. Poi, il niente di oggi. Erano anni, in cui si poteva giocare liberi nella pineta, dove andavamo con le bici. Partite che, come prassi, non finivamo mai». «Ancora un gol». «L'ultimissimo e poi basta». «Va bene, chi segna questo vince». Echi di tanti anni fa. «Verso Massa il campetto - continua Valpiani - era delimitato dalle nostre biciclette, mentre sul lato Viareggio il confine era uno "scepalone", dove andava spesso a finire il pallone. Recuperarlo non era semplice: troppe spine. Graffi e, soprattutto, il rischio che il pallone stesso si bucasse. Quando accadeva, era un dramma. Fra l'altro, le bici buttate sul lato del campo (non c'era tempo per sistemarle, tanto era la nostra fretta, pena il rischio di trovarsi esclusi dalle formazioni) hanno lasciato un ricordo sulla mia gamba sinistra; ci caddi sopra e un parafango mi si conficcò nella coscia, che ancora adesso evidenzia una bella cicatrice. Non è da tutti avere una cicatrice a forma di... parafango?». I ragazzi protagonisti alla Stella Marina furono tanti. «Non voglio ricordare solo alcuni nomi, perché farei dei torti e non mi sembra giusto. Uno su tutti, però, merita una menzione: mi riferisco ad Angelo Lazzeri. Ecco, lui aveva più talento di tutti, era il giocatore più conteso, faceva la differenza in ogni istante delle nostre partite infinite. Abitava vicino al campetto ed era un piacere vederlo giocare. So che ha fatto una discreta carriera calcistica, ma a mio avviso non pari alle sue notevoli doti», ricorda Valpiani. «Con il tempo, ci organizzammo, poi, in squadrette che si sfidavano fra loro, "le 11 stelle nere", la "Mini Juve", dove giocavo io e la "Libertas". Alla fine, formammo anche una vera ed unica formazione che, allenata da Renzo Paoli, disputò una sola partita ufficiale in un campo regolamentare, che era poi il Buon Riposo di Querceta». In squadra c'erano Andrea Tognetti, Daniele Rossi, Emanuele Ambrogini, Claudio Carmignani, Maurizio Picchi, Stefano Navari, Antonello Basciu, Daniele Ambrogini, Guiscardo Pasquini, Carlo Ciaponi, Alessio Tongiani, Andrea Vitale e, appunto, Andrea Valpiani. «Il risultato di quella partita, per la verità, non lo ricordo. Ricordo però che, dopo questa prestazione, quel gruppo di ragazzi, che con il pallone ci sapevano discretamente fare, finì nel mirino delle squadre giovanili locali. La maggior parte di noi giocò nello Stipeto con ottimi risultati. E una volta entrati nel giro dei club e degli allenamenti ci allontanammo dal nostro campetto. Che oggi è solo uno splendido e struggente ricordo». Immerso fra rovi e sterpaglie. Il libro. Storie come questa sono ormai familiari a chi legge Il Tirreno. Com'è noto, sul calcio di una volta e sui campetti che non ci sono più è stato realizzato anche un libro - edizioni Marco Del Bucchia - che raccoglie molti degli artivcoli pubblicati dal nostro giornale su questo tema molto caro ai lettori. Il libro sta andando a ruba; se desiderate acquistarlo (7,90 euro) potete continuare a rivolgervi al vostro edicolante di fiducia, o contattare il numero 330 656517.
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