home | | info editore | info sito | contatti | ordini
Ricerca in catalogo
Cosa cercare

Dove cercare
Persona Titolo
Collane
Vianesca/Poesia e narrativa
V/Storie gialle e noir
Studia/Scienze umane
Sos/Storia o storie
Juvenilia/Storie per ragazzi
Progetti
Virinforma/Rivista bimestrale
Unatantum/Rivista aperiodica
Didala/Rivista annuale
Link
Presentazioni e appuntamenti
Rassegna stampa
Premi letterari
Newsletter
Inserire la propria email

 
Gildaprofessionedocente.it - 18.04.2018
Gildaprofessionedocente.it - 18.04.2018
Maestre
di Renza Bertuzzi

Annalisa Santi, Di gesso e cipria. Maestre di fine ottocento tra storia, letteratura e seduzione, Marco del Bucchia editore, 2018. Un libro sul ruolo e sulla condizione delle prime maestre dell' Istruzione pubblica in Italia.

In un articolo di questo numero, Gianluigi Dotti ricorda come la politica dell'erosione della professione docente sia stata causata dai diversi ministri dell' Istruzione che hanno avviato una mutazione semantica per cui il termine insegnante è diventato di volta in volta mediatore culturale, operatore di competenze, ... fino all'ultimo ritrovato: "facilitatore" di conoscenze.
Non più dunque, l' antica parola Maestro. E' a tutti evidente che il cambiamento non riguarda solo l' aspetto lessicale ma interviene nel significato profondo, istituzionale ed antropologico di questa funzione. Maestro è colui che trasmette saperi intellettuali, artistici, professionali e artigianali. E' chi che sa di più e trasferisce il suo sapere a chi sa di meno, in quella dimensione che ha sempre caratterizzato la storia delle civiltà : il passaggio di testimone tra le generazioni.
Dunque, la scuola non più luogo di passaggio della cultura ma ibrido svuotato di funzioni culturali.
In questo sfondo, si rivela molto prezioso il bel libro di Annalisa Santi, Di gesso e cipria. Maestre di fine ottocento tra storia, letteratura e seduzione. Marco del Bucchia Editore, 2018.
Un testo completo che approfondisce in molti aspetti il ruolo e la condizione delle prime maestre dell' Istruzione pubblica in Italia. Chi erano le prime maestre che si avventurarono, come tante pioniere, nella neonata scuola del Regno d'Italia? Come vivevano, quale era la loro realtà di lavoro, cosa provavano e, soprattutto, com'erano viste dalla società? Perché, anziché prestigioso, insegnare finiva con l'essere un lavoro difficile, mal retribuito e talvolta pericoloso? Cosa divideva l'opinione pubblica tra sostenitori e contrari all'ingresso delle donne nel mondo dell'istruzione?

Il risultato è un lavoro in parte storico e in parte letterario, che si arricchisce anche di elementi sociologici e di storie di cronaca e di quotidianità, che ne rendono godibile la lettura. Nel libro sono disseminate anche storie d'amore o di innamoramenti, non sempre felici, di maestre o nei loro confronti. Come per esempio la storia d'amore alquanto burrascosa di De Amicis con una maestra, Teresa Boassi. Una relazione tenuta segreta a causa delle diverse classi sociali di appartenenza (per De Amicis una famiglia benestante, mentre per Teresa Boassi una famiglia di proletari con difficoltà economiche). Quando la maestra rimase incinta, furono celebrate nozze civili, ma De Amicis non convisse mai con lei ; una situazione che generò malesseri e frustrazioni fino al suicidio del loro unico figlio.

Furono maestre le prime intellettuali, pubbliciste, giornaliste, esponenti della politica e del mondo sindacale. Tra loro poi crebbero anche le prime dirigenti scolastiche e le prime donne che ricoprirono posizioni di vertice nelle istituzioni. Donne che creavano scalpore e facevano discutere: era l'Italia post-unitaria, ancora molto agricola, ancorata alle sue tradizioni, e con ampi strati di popolazione sulla soglia della povertà e dell'analfabetismo. Bisognerà attendere almeno gli anni Cinquanta per vedere il lavoro nella scuola acquisire un certo prestigio.

Il libro è diviso in sezioni. La parte dedicata agli scritti di De Amicis, in particolare a due indimenticabili figure di docenti, la volitiva ed energica maestra Pedani di Amore e ginnastica, e la timida maestra Varetti dei corsi per adulti.Due figure simbolo della scuola di quegli anni. La prima ci riporta agli albori dell'educazione fisica, quando tutto ciò che aveva attinenza al corpo creava scandalo. L'altra è la maestra Varetti, giovane maestra nei corsi per gli operai della prima Torino industriale. I corsi serali avevano per obiettivo quello di insegnare a leggere e scrivere ad intere masse di operai analfabeti.

Un'altra sezione è dedicata alle maestre napoletane, dove si parla della Campania e in particolare delle esperienze magistrali della scrittrice e giornalista Matilde Serao. I suoi ricordi della scuola, del tirocinio, delle compagne di classe che avevano intrapreso il lavoro nella scuola e che conducevano esistenze difficili in luoghi sperduti e pieni di difficoltà. Ma anche una cultura sfaccettata e vivace, colorita nelle sue tradizioni e nelle sue tipicità che l'hanno reso famosa nel mondo.

Decisamente istruttive, dal punto di vista storico, le pagine dedicate alla condizioni in cui le maestre dovevano insegnare. Condizioni di vita. Agli inizi della storia del Regno d'Italia le scuole erano luoghi vetusti e in pessime condizioni. I comuni dovevano accollarsi le spese del loro funzionamento e dovevano pagare direttamente gli insegnanti. Alle radici della femminilizzazione della scuola vi fu il fatto che le maestre donne costavano meno degli uomini e quindi permettevano di risparmiare. La maestra non di rado viveva dentro la scuola in cui era stata assegnata, come una sorta di monaca. Si alzava all'alba, preparava la legna e scaldava la classe, attendeva a faccende domestiche e alla correzione dei compiti. Gli alunni erano spesso in un numero molto variabile, in base alle condizioni del tempo o alla stagionalità dei lavori agricoli. La pluriclasse poteva superare anche i quaranta bambini, di età e capacità diverse. Un lavoro difficile anche dal punto di vista fisico. Condizioni personali, anche di violenza. Le cronache raccontano di vessazioni e ricatti da parte di signorotti locali, che spesso spadroneggiavano nei paesi. Sono racconti di umiliazioni e in alcuni casi anche di abusi, come la vicenda della maestra Donati, di Lamporecchio, verso cui il paese scatenò una tale scia di calunnie da condurla al suicidio. Una storia che colpì profondamente l'opinione pubblica di allora. Molte furono anche le maestre suicide, vittime dell'isolamento sociale, delle loro fragilità e di una società che condannava molto rapidamente, spesso sulla base di dicerie popolari. Ma tutto il mondo scolastico era soggetto ad una certa pericolosità, se è vero che ispettori e provveditori giravano addirittura armati di pistola, come leggiamo in De Amicis. Partire per una visita ispettiva sul far della sera, in scuole lontane, isolate e immerse nella nebbia poteva diventare occasione di regolamenti di conti e vedette.
Libri correlati
Annalisa Santi
Napoli e la ballerina
E altri racconti di partenze
2018
Copertina di Tommaso Jardella

rassegna stampa
copyright | marco del bucchia marco del bucchia s.a.s. | p.i. 01859680462