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L'Arena (Verona) - 05.03.2018 |
L'Arena (Verona) - 05.03.2018 La moglie maestra? Era controcorrente
«Di gesso e cipria» è il secondo libro di Annalisa
Santi, dedicato alle insegnanti dell'Ottocento
di Monica Rama
«Di gesso e cipria, maestre dell'Ottocento tra storia, letteratura e seduzioni» è il secondo libro di Annalisa Santi, insegnante e scrittrice di Colognola, pubblicato a un anno da «II cacciatore di ghepardi», edita da Del Bucchio, sarà in libreria e sui cataloghi on line dall'8 marzo, quando verrà presentata a Roma alla fiera per l'editoria femminile Feminism 2018. Non è casuale la giornata d'uscita della nuova pubblicazione che è dedicata alle donne del mondo della scuola, realtà nota a Santi, docente coordinatrice della sede di San Bonifacio del Cpia (Centro provinciale per l'istruzione degli adulti) di Verona. È un saggio storico-letterario sulle maestre dell'Ottocento, che si rifà alla tesi di laurea in lettere all'Università di Verona di Santi, già presentata a Napoli nel 2005 per la Giornata internazionale dell'insegnarne in un convegno organizzato dalla Gilda. «Il titolo "Di gesso e cipria" è nato una mattina di dicembre, andando a scuola e cogliendo ispirazione dalle nostre colline imbiancate. Il bianco è il colore della neve ma anche della polvere del gesso sulla lavagna. Bianco rosato, poi, raffigura la cipria che usavano le maestre di una volta», spiega l'auttice di questo spaccato di storia della scuola italiana. «È dedicato alle donne che hanno intrapreso la carriera tra i banchi. Sono pagine che parlano al cuore di tanta insegnanti passate, presenti e future, ma anche di chi ricorda con affetto una maestra o il periodo scolastico dell'infanzia». Il saggio segna una tappa significativa della produzione letteraria di Annalisa: «Vi confluiscono le ricerche condotte per la mia tesi di laurea di cui l'editore ha acquisito i diritti, incoraggiandomi ad arricchire il libro con altri contributi. Il risultato è un lavoro storico e letterario con elementi sociologici, di cronaca e di quotidianità. Vi sono anche storie d'amore, non sempre felici, di maestre con scrittori noti come Edmondo De Amicis. Quest'ultimo», aggiunge, «visse in segreto, per timore di ritorsioni familiari, un amore burrascoso con una maestra, Teresa Boassi, che, rimasta incinta e sposata con rito civile, non vide mai la sua unione perfettamente regolarizzata, visto che il marito De Amicis non conviveva stabilmente con lei, generando frustrazioni che portarono al drammatico suicidio del figlio». «La storia», ritiene la scrittrice colognolese, «testimonia che allora sposare una maestra, preferendola a una donna che stesse in casa, era un atto controcorrente: erano le prime donne che si affacciavano al mondo del lavoro pubblico e ciò causava sospetto. Furono maestre le prime intellettuali, giornaliste, esponenti della politica e del sindacato. Tra loro poi crebbero anche le prime dirigenti scolastiche e quelle che ricoprirono posti al vertice nelle istituzioni. Donne che creavano scalpore e facevano discutere: era l'Italia post-unitaria, ancorata alle tradizioni e con strati di popolazione povera e analfabeta. Bisognerà attendere almeno gli anni Cinquanta per vedere il lavoro nella scuola acquisire un certo prestigio». Nel libro si parla anche di Matilde Serao e di altre maestre attive quando erano i Comuni a pagare gli insegnanti e le scuole si trovavano in condizioni misere: «Alle radici della femminilizzazione della scuola vi fu il fatto che le maestre costavano meno dei colleghi maschi».
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