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Il Tirreno (Pistoia) - 23.01.2007
Il Tirreno (Pistoia) - 23.01.2007
Il più bel giorno di Alessandro Daquino
di Luigi Scardigli
Pistoia. È un cronista di strada e dei suoi tempi, Alessandro Daquino, ventenne, pistoiese, autore di "Quando il più bel giorno se ne va", edito da "Marco Del Bucchia". Il volume sarà presentato, oggi alle 18, in Palazzo Fabroni, nell'apposita saletta degli incontri dell'assessorato alla cultura del Comune di Pistoia. Sette racconti di vita maledettamente quotidiana, racchiusi nello spazio, adeguato, di 126 pagine, con le quali il giovanissimo autore, all'esordio, racconta pezzi e bocconi della propria esistenza, quella che lo vede, da un po' di tempo, studente universitario al Dams di Bologna, dove ha deciso di iscriversi per dare lustro e coraggio alle proprie ambizioni cinematografiche. Diplomatosi all'Istituto tecnico industriale, Alessandro Daquino ha deciso di raccontare a se stesso, ma anche ai grandi che popolano la sua vita, quel che succede ai ragazzi di questi tempi, senza omettere il benché minimo dettaglio: dal povero e scurrile frasario degli sms dei cellulari, a tutte quelle fobie, miste a sogni, che ingombrano e appesantiscono le menti dei nuovi teenager, anche di quelli sufficientemente attenti come il nostro giovane autore. Che osserva i movimenti dei suoi coetanei da un punto di vista molto privilegiato, quello che gli viene offerto dalla camera ammobiliata dell'appartamento diviso con adorabili detestabili sconosciuti, che gli offrono, costantemente, amore e astio, depressione e energia, tutti spunti di riflessione che il ventenne ha deciso di non lasciar cadere fra i luoghi comuni di questa dannata generazione. Senza sottrarsi minimamente dall'inappellabile giudizio dei suoi genitori e di tutti i grandi ai quali dar conto delle sue prestazioni, Alessandro Daquino non si limita a raccontare episodi accadibili, ma preferisce fotografare le emozioni di tutti quelli che li decretano, tradendo, in modo ineccepibile, la sua grande propensione alla macchina da presa, quella della terza generazione, che aprirà i sipari e schioccherà i ciak non più sulle grandi finzioni degli effetti speciali, ma sulle storie, piccole e ignobili, di tutti quelli che, delle loro storie, ancora non hanno capito né da dove inizino, né, tanto meno, dove vadano a finire.
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