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Bollettino di studi latini - 01.01.2016
Bollettino di studi latini - 01.01.2016
Recenzione
di Silvia Marcucci
Emiliano Sarti, "Carpe diem. Pagine di poesia latina", Del Bucchia, Massarosa 2015. Moltissime sono le antologie dedicate alla poesia latina che popolano il panorama letterario italiano: il lettore, pertanto, è autorizzato a chiedersi il perché di un'ulteriore raccolta di poesie della latinità. Emiliano Sarti – docente di Latino e Greco presso il Liceo Classico "N. Machiavelli" di Lucca – non è nuovo in questa scelta: per le sue cure ha già visto la luce più di dieci anni fa l'Antologia tematica di lirici greci (2004); ma non possiamo in questa sede non ricordare il saggio Amore e morte nella lirica greca (2010). Dopo il mondo greco, dunque, l'attenzione alla poesia lirica latina sembra quasi uno sbocco 'naturale' degli interessi di Sarti, che ha voluto "ripercorrere i momenti e i temi più salienti della poesia latina del I sec. a. C. da Catullo sino agli elegiaci. Il lavoro vuole essere una sorta di antologia di pagine celebri, accompagnate da un commento che ne illustri il significato e renda possibile la loro comprensione" (9). Dunque, per sua ammissione, Sarti ha voluto proporre una raccolta di poesie famose, che ancora oggi parlano al lettore, esprimendo quel valore di immortalità degno dei veri e migliori 'classici'. Il volume è articolato in tre sezioni: la prima è dedicata a Catullo, la seconda ad Orazio e la terza all'elegia latina (e in particolare a Tibullo e a Properzio). Di ciascun autore vengono riproposte le poesie più celebri, con l'intenzione di ripercorrere i momenti più significativi della vita e della poetica di ciascuno di loro: nella prima sezione, un capitolo è dedicato a Catullo e Lesbia (13-49), uno agli Amici e avversari a Roma (50-88), un terzo a La poesia dotta (89-104). Così per Orazio, il primo capitolo è dedicato alla concezione poetica (Orazio e la poesia, 107-132), il secondo al famosissimo carpe diem (133-158), il terzo al cerchio degli amici del poeta latino (159-203) e, infine, il quarto alla concezione dell'amore (204-230). Come abbiamo già detto, l'ultima sezione è dedicata all'elegia latina: un capitolo a Tibullo (233-262) e uno a Properzio (263-302). Di ogni poesia viene sempre data la traduzione italiana: un esercizio non facile, proprio perché peculiare è il lessico della lirica latina. Il labor limae che la contraddistingue non sempre consente una traduzione fedele, ma anche scorrevole e che, soprattutto, non perda il significato recondito del termine adoperato. E questo è un grande merito del Curatore: Sarti si dimostra un traduttore, attento ad ogni sfumatura sottesa; una traduzione fedele, sì, ma che non si esaurisce in un mero passaggio verbum ad verbum, ma che permette al lettore di cogliere anche i numerosi giochi che si nascondono dietro il senso prettamente letterale. Le varie poesie possono essere considerate una sorta di stargate, una 'porta' virtuale che introduce il lettore nel mondo classico: Sarti ha saputo adoperare la lirica latina come strumento privilegiato per la conoscenza della società romana del I secolo a.C. Il commento alle singole poesie, mai fine a se stesso, introduce il lettore in un mondo solo cronologicamente lontano, ma non per questo 'distante'. Chi legge si trova immerso in una società vivace, colorata, permeata da uomini e donne che la poesia, grazie alla sua facoltà 'eternizzante', ci ha lasciato. I personaggi vengono sempre identificati e contestualizzati; essi ci parlano non da un mondo lontano o attraverso il velo del passato: li sentiamo vivi, accanto a noi, con le loro peculiarità, i loro interessi, le loro passioni. Quando leggiamo le pagine dedicate alla poesia di Catullo, riusciamo a 'vedere' il mondo raffinato in cui il poeta vive la tormentata storia d'amore con Lesbia, 'viviamo' dentro quella società (fondata su valori tuttora attuali, come l'amicizia, l'amore, la des), 'parliamo' con i personaggi. Altrettanto possiamo dire delle pagine dedicate alla fine analisi dei testi di Tibullo: poesia e biografia rimangono intrecciate, con una costante contestualizzazione storica dei fatti narrati, al fine di meglio presentare al lettore quel mondo, di farlo rivivere ai suoi occhi in maniera pregnante attraverso la quotidianità, attraverso l'incontro con figure come la saga, l'indovina/maga che spesso agevolava gli incontri degli amanti. Una quotidianità che emerge anche dall'uso di un linguaggio 'volgare', particolarmente realistico (basta pensare alla pussula, "la bolla sorta nelle mani impegnate a tenere gli attrezzi", 256), o da immagini macabre, come quelle contenute nella maledizione di Tibullo alla mezzana che ha favorito il tradimento di Delia: "I cibi e le bevande devono diventare carni insanguinate, le anime devono perseguitarla (è chiaro il richiamo alla negromanzia), la mezzana stessa deve mangiare erbe cresciute presso le tombe e le ossa dei cadaveri divorati dai lupi e correre nuda attraverso la città inseguita da cani infuriati. Si tratta di un quadro ricco di un gusto profondamente macabro e dai toni cupi, resi ancora più tristi dalla presenza del gufo con il suo lugubre canto" (250). Il commento, che mai perde di vista le fonti greche, si fa più 'letterario' nel momento in cui Sarti analizza il valore della poesia in Orazio: bella la riflessione su imitatio-aemulatio (111-114), che ha caratterizzato non solo la poetica oraziana, ma anche quella contemporanea di Virgilio; altrettanto interessante è la !ne analisi del valore 'eternizzante' della poesia, che lascia ai posteri i nomi di coloro che ha cantato, così come quello dell'autore (109-110); e, sprattutto, Sarti mette in evidenza l'orgoglio di Orazio di essere stato il primo, a Roma, "a riprendere temi e metri della poesia greca. [...] L'orgoglio dell'immortalità si unisce alla coscienza di avere percorso nuove strade nella letteratura latina: avere trasferito in ritmi italici la poesia eolica di Saffo e Alceo" (110-111). Non poteva mancare, come si è già detto, un capitolo dedicato al carpe diem, che peraltro dà il titolo a questa raccolta. Il tema oraziano, di matrice epicurea, viene analizzato nei suoi molteplici aspetti e sviluppi: ora prende le mosse dalla descrizione del tempo atmosferico esterno, come già in Alceo (135-144); ora invece viene legato alla riQessione sulla morte e sulla caducità della vita (144-152); ora si unisce al passare veloce delle stagioni, in cui comunque rimane costante il pensiero della morte imminente (152-158). Il tema non si esaurisce mai in un semplice invito a godere del presente, attraverso l'amore e/o il vino; il carpe diem non perde mai di vista la riQessione sulla caducità della vita e talvolta tale riQessione si tinge "di profonda amarezza. [...] Il tema del carpe diem si unisce ancora a quello della morte e l'invito a godere delle gioie della vita si fa ancora più pressante e quasi angosciato" (152), come scrive Sarti a proposito dell'Ode II, 14. Il tema dell'amore, per così dire, 'scontato', visto il genere della poesia scelto, viene analizzato in tutte le sue peculiari sfaccettature nei singoli autori: un sentimento associato al carpe diem e comunque diviso tra tante donne, in Orazio; un amore esclusivo, per Catullo; un amore vissuto come malattia, in Properzio, anche se parimenti esclusivo e inteso come un foedus nuziale (280: Cinzia è de!nita amica, ossia amante, e uxor, moglie). Il mondo femminile che emerge dalle poesie scelte è popolato da donne bellissime, sensuali, raf!nate, colte, ma anche irascibili, infedeli, spesso causa di sofferenza per i loro amanti; donne a cui piace circondarsi di poeti, di cui diventano le muse ispiratrici; donne pronte al tradimento, appena se ne offra l'occasione (costante il tema del discidium, della rottura). Properzio usa la poesia come strumento di corteggiamento: per questo la sua amata deve essere molto colta, per poter comprendere le sottili allusioni al mito, che "non ha solamente una funzione decorativa, ma si lega con i casi della vita del poeta dando uno spessore più ampio alle vicende narrate" (266). Tradizione e novità si intersecano perfettamente nella poesia properziana, che proprio per questo necessita di una lettrice particolarmente attenta e raf!nata: "La poesia di Properzio ha un giudice di eccezionale portata, la donna appunto, e una poesia di tal genere non deve e non può essere apprezzata dal volgo" (287): come non ricordare il famoso verso oraziano Odi profanum vulgus et arceo? L'amore è esclusivo così come la poesia, che lo canta: la particolare raf!natezza e il labor limae rendono i versi fruibili solo da un pubblico davvero dotto. Se l'amore ha sicuramente una parte importante all'interno della poesia lirica latina, l'amicizia è l'altro grande tema che permea tutti e quattro gli autori trattati: molti sono gli amici (e i nemici!) ricordati da Catullo (un intero capitolo è a loro dedicato: 50-88), ma numerosi sono gli amici menzionati nelle poesie oraziane, a partire da Mecenate, il benefattore che ha accolto Orazio nel suo circolo, all'interno del quale le liriche nascono (ed anche in questo caso, un intero capitolo Sarti dedica all'argomento, 159-203). Tibullo si rivolge a Messalla, suo patrono, che "incarna l'ideale della vita consacrata alla gloria, quella che gli antichi chiamavano "philodoxos bios" (239), un ideale che peraltro il poeta ri!uta, "anche a costo di apparire imbelle e di andare incontro alle critiche dei moralisti" (239). Gli amici consolano Properzio, dopo il discidium: negli altri poeti le due sfere, quella dell'amore e quella dell'amicizia, rimangono per lo più separate, mentre in Properzio i due mondi si incrociano e gli amici partecipano della vicenda d'amore con Cinzia (come nell'elegia I, 4, in cui Basso "offre i suoi consigli all'amico in tema d'amore", 272). Insomma, un'antologia che sa 'scegliere' tra le numerose liriche quelle che meglio riescono a proiettare il lettore nel mondo latino del I secolo a.C.; un'antologia che fa del commento lo strumento privilegiato per far comprendere al lettore, anche quello non necessariamente 'dotto', la !nezza della poesia lirica latina, la sua laboriosità stilistica, il suo debito contratto con la lirica greca; un'antologia che fa rivivere, parlare, muoversi i numerosi personaggi che la popolano; un'antologia che, lungi da essere un mero testo 'scolastico', ha il merito di far appassionare il lettore ad un mondo lontano nel tempo, ma vicino e attuale nei sentimenti e nelle passioni.
Libri correlati
Emiliano Sarti
Carpe diem
Pagine di poesia latina
2015
Copertina di Glauco Dal Pino

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