| |
lombradelleparole.wordpress.com - 28.03.2016 |
lombradelleparole.wordpress.com - 28.03.2016 Commento impolitico
di Giorgio Linguaglossa La poesia sotto riportata di Ubaldo De Robertis ("Acque sotto il cielo un solo luogo", tratta dalla silloge "Parti del discorso (poetico)" edita da Del Bucchia nel 2014) non sarebbe stata possibile senza la lezione dell'ermetismo («risorgive parvenze») e quella di Tomas Tranströmer («argentei pesci dai quattro occhi sporgenti») e la lezione del verso libero del secondo Novecento italiano; ma quello che è più importante è che la poesia rivela una precisa cognizione dello spazio quadridimensionale là dove è posta, come un bel vaso fiorito, disutile e misteriosa. Ed è questo il fine di una poesia: mostrare al lettore quanto essa sia disutile e misteriosa, impiegando il linguaggio comune per andare oltre di esso, per un significato che nemmeno il poeta sa quale sia.
Osservare impacciati naviplani risalire fondali
per mostrare il mondo qual era
Acque sotto il cielo un solo luogo
Segrete correnti riversano silenziose
argentei pesci dai quattro occhi sporgenti
Guizzano da mari levigati sulla terra informe
risorgive parvenze
Acque sotto il cielo un solo luogo
suddiviso tra abisso e rive
di uno stesso perduto paradiso
Di frequente, da un chimico, da un fisico o da un impiegato ministeriale possono venire degli impulsi, delle novità, magari piccole, consapevoli, come nel caso di Ubaldo De Robertis, che agli esordi era partito da una forma-poesia di stampo lirico che si è evoluta in questi ultimi anni in una forma promiscua che fonde insieme il verso prosastico e i frantumi lirici con segmenti delle teorie scientifiche e cosmologiche. Sono i germi di sviluppi imprevisti della forma-poesia, che non sai mai dove e quando produrranno frutti. Mi piace quel tono patico ed empatico di Ubaldo De Robertis, quel metro che si avvolge su se stesso, privo di «chiusure» e di retorismi, così vicino alla prosa, con le sue piazze, le sue strade alberate, i palazzi illuminati, le sapienti spezzature che incrociano i decumani e i cardi delle composizioni, che vanno avanti e indietro ad agitare e increspare la superficie della scrittura poetica, intensificandola e addolcendola. Certo, è la estrema vicinanza della prosa che ha costretto la poesia italiana del secondo Novecento a spostarsi di lato, a cedere terreno; ma, così facendo, proprio cedendo, la poesia si è potuta innovare in questi ultimi tempi. Proprio quando la poesia è stata costretta con le spalle al muro a rinnovarsi, ecco che qualcosa si muove. La forma-poesia si è ri-messa in moto, ed ecco lo stile prosastico e avvolgente di De Robertis, con le sue intelligenti diversioni e i suoi ritorni. Un poeta, De Robertis, che parla passeggiando in versi prosastici, discorrendo delle cose ultime e delle prime. Una falsificazione senz'altro, si dirà, ma veridica, più vera dell'originale che è andato smarrito. |
|
Libri correlati |
|
Ubaldo De Robertis Parti del discorso (poetico) Poesie 2014 Prefazione di Massimiliano Antonucci, Fiorenza Ceragioli, Edda Conte, Franco Donatini, Luciano Fusi, Pierantonio Pardi, Nazario Pardini, Alessandro Scarpellini, copertina di Enrico Fornaini, contributo di Floriano Romboli
| |
|
|