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Il Tirreno (Viareggio) - 26.04.2013
Il Tirreno (Viareggio) - 26.04.2013
La partigiana di ferro che scrisse a Spike Lee «Bugiardo il tuo film»
Viareggio. Nata a Viareggio il 26 febbraio 1921, Didala Ghilarducci nasce da una famiglia umile. Nipote di un garibaldino e figlia di un marinaio che mai volle prendere la tessera del Fascio, Didala conosce il futuro marito – Ciro Bertini "Chittò" – mentre frequenta le magistrali alle Mantellate di Viareggio. Ciro invece studia al classico Carducci. Si sposano nel 1942 e il 2 settembre 1943 nasce il loro unico figlio, Riccardo. Il neonato ha appena sette giorni quando, subito dopo l'armistizio, Didala decide di seguire il marito sulle Alpi Apuane per combattere i nazifascisti. Il 28 agosto '44, una pattuglia di SS sorprende tre partigiani: Giancarlo Taddei, Ciro Bertini e Gustavo Rontani. Taddei e "Chittò", sono trucidati. Didala continua la sua attività di staffetta per il Distaccamento d'assalto Garibaldi "Marcello Garosi". Nel dopoguerra, prosegue l'impegno per la pace, democrazia e libertà. Dal 2003 al 2008 è consigliere comunale. Presidente dell'Anpi provinciale di Lucca, nel 2007 pubblica la sua biografia, Partigiana per amore (Del Bucchia Editore). Muore il 26 aprile 2012. Il 24 novembre 2012 le è stata intitolata l'aula del consiglio comunale. di Ilaria Bonuccelli wVIAREGGIO «Ti cercano i tedeschi. Scappa. Segui la persona che ti porta questo biglietto». Senza domande. Didala riconosce la bella scrittura di Chittò. Quella che in altre lettere, da Nola, le raccontava la nostalgia per le loro montagne viste dal molo, durante le passeggiate della domenica, quando fare l'amore era tenersi mano per la mano davanti a tutti. E la staffetta partigiana delle Brigate Garibaldi, ubbidiente per amore, segue la guida. Si incammina verso Gualdo, torna in formazione con il figlio Riccardo, di pochi mesi. Anche da lontano, il suo "Chittò" - Ciro Bertini - veglia su di loro. E' sempre stata questa la certezza di Didala Ghilarducci. Fino a che è campata, un anno fa. Il 26 aprile, a 90 anni, l'ha stroncata un infarto che ha avuto il garbo di presentarsi dopo le celebrazioni per la Liberazione. Il 25 Didala era a S. Anna di Stazzema, come ogni anno dal 1944: la sua memoria non ha mai fatto difetto di quello che è accaduto durante la Resistenza. Al punto che quando il regista americano Spike Lee gira il film "Miracolo a S. Anna" gli scrive una lettera di censura. Lo rimprovera di aver descritto «un'altra morte» sulla piazza dove sono state assassinate decine di persone, sterminate famiglie intere: «Pare che nel film si avvalori la falsa tesi che la strage venga compiuta a causa della ricerca di partigiani presenti in paese. E' una falsa tesi che i detrattori della Resistenza hanno sempre sostenuto per dare ai partigiani la colpa di quella strage». E che i partigiani a S. Anna il 12 agosto del 1944 non ci fossero, lei lo sa per esperienza diretta: perché sa dove sono. Suo marito è con loro. Pochi giorni dopo, vicino a Gualdo glielo trucideranno i tedeschi in un'imboscata, mentre è in perlustrazione disarmato. Di questa tragedia Didala non si è mai lamentata. Come non si è mai lamentata di quella volta che, scesa dalle colline per andare a trovare la suocera sfollata in Pradale a Piano di Conca, subisce una perquisizione dai tedeschi. «Mia madre - ricorda il figlio Riccardo - mi raccontava sempre che aveva nascosto una cassa di bombe. I tedeschi non la trovarono, ma per lo spavento a lei andò via il latte». Che era il suo vanto: a 40 giorni Riccardo pesa 6 chili. Queste sono cose che succedono in guerra ha sempre detto la Didala. Quello che non deve succedere, però, è che la gente dimentichi. O che provi a modificare la storia. Magari fingendo di essere quello che non è. Vigliacchi e bugiardi con la Didala non se la intendono. Anche se sono potenti. Quando dopo la guerra, negli anni Cinquanta fa propaganda al partito comunista, finisce perfino per prendere una nota di biasimo sulla sua cartella personale di dipendente del Comune. Il sindaco Lorenzo Marsigli la chiama per informarla che in pratica è costretto a farle questa nota. La partigiana, nipote di un garibaldino e figlia di un marinaio, non si scompone: «Non si preoccupi, signor sindaco, per me è una nota di merito. Perciò lei faccia il suo dovere. Tanto lei fascista era e fascista è rimasto anche se ora è democristiano». Cinquanta anni dopo, lo spirito non è cambiato. La lettera a Spike Lee lo dimostra. Lo conferma la voglia di candidarsi al consiglio comunale a più di 80 anni «perché la politica è una missione». Di voler difendere la Costituzione, lei sì, dagli attacchi continui. E anche per questo, che nel 2008 riceve dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l'invito a presentarsi al Quirinale per la festa della donna. Il figlio Riccardo l'accompagna fino all'ingresso, poi prosegue da sola. Fosse mai che qualcuno pensasse che le serva aiuto. Per tutta la vita ce l'ha sempre fatta da sola. E quando non sapeva come comportarsi, improvvisava. Quante risate con il suo Chittò, la prima volta che viene invitata a pranzo dalla suocera. Didala è di origini modeste. Ciro è figlio di un avvocato. Negli anni Trenta le differenze di classe pesano, anche nelle famiglie di idee più aperte. Giulia, la mamma di Chittò, prepara la cacciagione. Didala non l'ha mai provata. Nel piatto si ritrova tre uccellini. Zitta zitta comincia a mangiare. A un certo punto, il fidanzato si gira e le domanda: «Didala, ti sono piaciuti? Ma dove hai messo gli ossicini?». «Li ho mangiati, Chittò». E giù risate. Fino a che è stato possibile. Poi è arrivato l'impegno politico, con le passeggiate in montagna insieme al professor Del Freo a parlare di anti-fascismo. Subito dopo il richiamo alle armi per Ciro, dal settembre del 1943 la lotta armata nella formazione Marcello Garosi delle Brigate Partigiane e il 28 agosto del 1944 l'agguato dei tedeschi. Da quel momento inizia per Didala la lotta per la memoria. Vinta nel 2006 quando a Ciro Bertini viene assegnata la medaglia d'argento al valore civile. Un'altra tappa, non il traguardo. Perché tanto c'è da fare ancora, anche nell'Anpi, l'associazione nazionale dei partigiani. Come quella volta su in Garfagnana: due fazioni, una contro l'altra. Lei già fiaccata dal cancro a fare da mediatore. Alla fine un giovane le si avvicina, stremato: «E meno male che è malata». Malata a chi, giovanotto? Io sono la Didala. Nessuno se lo scordi, mai. E questo è l'unico omaggio che le spetti.
Libri correlati
Didala Ghilarducci
Partigiana per amore
Storie di quotidiano eroismo
2007
Prefazione di Stefano Bucciarelli

rassegna stampa
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